La data del Natale divide gli ortodossi ucraini e russi
di Vladimir Rozanskij

La Chiesa autocefala ucraina vorrebbe il passaggio al calendario gregoriano, usato in tutto il mondo e riferimento dei cattolici. Metropolita di Kiev: celebrare il 25 dicembre e non più il 7 gennaio. Le date sfalsate favoriscono però gli scambi ecclesiastici tra le due comunità.


Mosca (AsiaNews) – Il metropolita di Kiev Epifanyj (Dumenko), capo della Chiesa autocefala ucraina, è intervenuto di nuovo sulla scelta della data del Natale di Cristo, che nella Chiesa ortodossa dei Paesi slavi orientali (Russia, Ucraina, Bielorussia, Bulgaria, Serbia, Macedonia) è celebrato il 7 gennaio, che corrisponde al 25 dicembre secondo il calendario giuliano.

La riforma del calendario gregoriano, quello ora in uso in tutto il mondo, è stata introdotta da papa Gregorio XIII nel 1582. I russi hanno istituito il patriarcato di Mosca sette anni più tardi, e l’insistenza sul vecchio calendario è stato uno dei modi per distinguersi dai cristiani “eretici” d’Occidente. Nelle Chiese ortodosse non slave la questione non è altrettanto simbolica, e molte di esse hanno adattato la liturgia al calendario gregoriano.

Secondo Epifanyj, l’insistenza sul calendario giuliano è un “un errore da correggere”, come ha dichiarato in un’intervista a Radio Svoboda. Spiega il metropolita: “Penso che entro una decina d’anni si riuscirà a riportare le date alla normalità, vediamo come potremo realizzare questo passaggio, per cui servirà un ampio lavoro informativo”. La questione rischia infatti di eccitare ulteriormente i conflitti con gli ortodossi russi, tanto più che le date liturgiche sono per tradizione fonte di incomprensioni tra i cristiani fin dall’antichità.

L’Ucraina è un Paese multiconfessionale, con ampie minoranze cattoliche e protestanti che festeggiano il 25 dicembre, trascinando la popolazione locale ben al di là delle appartenenze confessionali. Quando si arriva al 7 gennaio degli ortodossi, il clima di festa si attenua di molto, prevalendo di fatto anche il Capodanno civile sulla festa religiosa.

Nel quadro delle dispute ucraine, la questione accentua anche la sintonia tra gli ortodossi autocefali e i greco-cattolici, uniti dalla tradizione rituale pur nella diversa obbedienza giurisdizionale: i primi si sottomettono a Costantinopoli e i secondi a Roma, ma le due dipendenze non appaiono oggi tanto in contraddizione, rispetto al dissidio di Kiev e Costantinopoli con Mosca.

La mossa di Epifanyj, che ha già più volte ribadito la sua preferenza per il passaggio al calendario universale, non è però una provocazione anti-moscovita. Di fatto anche in Russia la data del 25 dicembre, pur rimanendo quella di un giorno feriale, viene largamente onorata sia pur a livello “laico” e consumistico per analogia con il resto del mondo, distinguendo tra il “Christmas” paganeggiante e il Natale cristiano.

In passato i cattolici russi si erano detti disponibili al sacrificio opposto, più per la Pasqua che per il Natale, adeguandosi al calendario gregoriano. Non si è mai giunti a un accordo in questo senso, anche perché la divergenza delle date permette in fondo di rendere a vicenda le visite di cortesia dei gerarchi ecclesiastici nelle rispettive date, e alle famiglie miste di festeggiare due volte le feste cristiane.

Il 19 dicembre, ad esempio, è stata la volta della variante russa della festa del patrono della nazione, San Nicola di Bari, dove si è recato il metropolita Ilarion (Alfeev), primo aiutante del patriarca di Mosca, che è stato anche ricevuto come ospite d’onore in Comune dal sindaco Antonio Decaro. La doppia festa, che si ripete a maggio e a dicembre, permette ai baresi di moltiplicare i motivi di gioia e di prestigio internazionale di un santo dell’Oriente, capace di unire anche l’Occidente senza troppo curarsi del calendario.