Papa: dialogo, istruzione e lavoro strumenti necessari per costruire una pace duratura

Le spese militari “sono aumentate, superando il livello registrato al termine della ‘guerra fredda’, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante”. “Sensibile” diminuzione, a livello mondiale” del bilancio per l’istruzione e l’educazione, “considerate spese piuttosto che investimenti”. “Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra e di realizzazione personale”. “La politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – Dialogo tra le generazioni, istruzione come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo” per promuovere un patto educativo globale; lavoro dignitoso perché ognuno possa dare il proprio contributo per un mondo più giusto e più bello, sono i fattori dell’“architettura” della pace, “elementi imprescindibili” per “dare vita ad un patto sociale”, senza il quale “ogni progetto di pace si rivela inconsistente”. E’ quanto sostiene papa Francesco nel suo messaggio per la 55ma Giornata mondiale della pace, che sarà celebrata il prossimo 1 gennaio, pubblicato oggi, e intitolato: “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”.

In un tempo nel quale “si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale”, il dialogo tra le generazioni è il primo degli “strumenti” individuati da Francesco per costruire la pace. Il documento infatti rileva che “mentre lo sviluppo tecnologico ed economico ha spesso diviso le generazioni, le crisi contemporanee rivelano l’urgenza della loro alleanza. Da un lato, i giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani; dall’altro, gli anziani necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani”.

“La crisi globale che stiamo vivendo ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente «con rattoppi o soluzioni veloci», ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili”. Si tratta, di “frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze”. Esemplare, in proposito, la spinta ecologica. “Vanno perciò apprezzati e incoraggiati i tanti giovani che si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato, affidato alla nostra custodia. Lo fanno con inquietudine e con entusiasmo, soprattutto con senso di responsabilità di fronte all’urgente cambio di rotta, che ci impongono le difficoltà emerse dall’odierna crisi etica e socio-ambientale”.

Secondo “strumento” è l’educazione. Il documento rileva che negli ultimi anni a fronte di una “sensibile” diminuzione, a livello mondiale” del bilancio per l’istruzione e l’educazione, “considerate spese piuttosto che investimenti”, le spese militari “sono aumentate, superando il livello registrato al termine della ‘guerra fredda’, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante”.

Ma istruzione ed educazione costituiscono “i vettori primari di uno sviluppo umano integrale”, Per questo, secondo Francesco, è “opportuno e urgente” si elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti. “D’altronde, il perseguimento di un reale processo di disarmo internazionale non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio e così via. Auspico che all’investimento sull’educazione si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura. Essa, di fronte alle fratture della società e all’inerzia delle istituzioni, può diventare il linguaggio comune che abbatte le barriere e costruisce ponti”.

E poiché “un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali” è “necessario forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso «un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature”. “Un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente. Investire sull’istruzione e sull’educazione delle giovani generazioni è la strada maestra che le conduce, attraverso una specifica preparazione, a occupare con profitto un giusto posto nel mondo del lavoro”.

Terzo strumento è il lavoro, definito “fattore indispensabile per costruire e preservare la pace”, in quanto “luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello”.

La pandemia, osserva Francesco, ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, con il fallimento di “milioni di attività economiche e produttive”, mentre “i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici. Inoltre, i giovani che si affacciano al mercato professionale e gli adulti caduti nella disoccupazione affrontano oggi prospettive drammatiche. In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante”. Molti di loro sono costretti a vivere in condizioni “molto precarie”, in certo modo comuni a quei due terzi dell’umanità che non ha o ha solo in forme limitate un sistema di protezione sociale.

“La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso. Il lavoro infatti è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità”. Per questo, Francesco ripete quanto sostenuto nella Laudato si’: «non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale».

“Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società. È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato. Occorre assicurare e sostenere la libertà delle iniziative imprenditoriali e, nello stesso tempo, far crescere una rinnovata responsabilità sociale, perché il profitto non sia l’unico criterio-guida. In questa prospettiva vanno stimolate, accolte e sostenute le iniziative che, a tutti i livelli, sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori, sensibilizzando in tal senso non solo le istituzioni, ma anche i consumatori, la società civile e le realtà imprenditoriali. Queste ultime, quanto più sono consapevoli del loro ruolo sociale, tanto più diventano luoghi in cui si esercita la dignità umana, partecipando così a loro volta alla costruzione della pace. Su questo aspetto la politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. E tutti coloro che operano in questo campo, a partire dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa”.

Il messaggio termina con un appello “ai governanti e a quanti hanno responsabilità politiche e sociali, ai pastori e agli animatori delle comunità ecclesiali, come pure a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”, affinché “insieme camminiamo su queste tre strade: il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro. Con coraggio e creatività. E che siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace. E che sempre li preceda e li accompagni la benedizione del Dio della pace!”. (FP)