Papa: la migrazione è lo scandalo sociale di oggi

La preghiera di Francesco a san Giuseppe: “Tu che hai sperimentato la sofferenza di chi deve fuggire per salvare la vita alle persone più care, proteggi tutti coloro che fuggono a causa della guerra, dell’odio, della fame. Sostienili nelle loro difficoltà, rafforzali nella speranza e fa’ che incontrino accoglienza e solidarietà. Guida i loro passi e apri i cuori di coloro che possono aiutarli”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – “E’ uno scandalo sociale dell’umanità”, “davanti alla quale non possiamo chiudere gli occhi” la realtà di coloro che migrano, di coloro che “cominciano quella strada per essere liberi e invece finiscono sulla strada o nel mare”, “vittime di circostanze avverse siano politiche, storiche o personali”. Per tutti loro e “per tutti i perseguitati” papa Francesco ha rivolto oggi una preghiera a san Giuseppe: “tu che hai sperimentato la sofferenza di chi deve fuggire per salvare la vita alle persone più care, proteggi tutti coloro che fuggono a causa della guerra, dell’odio, della fame. Sostienili nelle loro difficoltà, rafforzali nella speranza e fa’ che incontrino accoglienza e solidarietà. Guida i loro passi e apri i cuori di coloro che possono aiutarli”.

La preghiera per i migranti è giunta al termine del discorso di Francesco per l’udienza generale, dedicata anche oggi a san Giuseppe. Alle ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI, Francesco ha infatti parlato di “San Giuseppe come migrante perseguitato e coraggioso” che conduce in Egitto la sua famiglia per salvare il Bambino da Erode. La famiglia di Nazaret infatti ha “sperimentato in prima persona la precarietà, la paura, il dolore di dover lasciare la propria terra. Ancora oggi – ha aggiunto il Papa - tanti nostri fratelli e tante nostre sorelle sono costretti a vivere la medesima ingiustizia e sofferenza. La causa è quasi sempre la prepotenza e la violenza dei potenti. Anche per Gesù è accaduto così”.

Ma, ha ricordato Francesco, un angelo avverte Giuseppe del piano di Erode di uccidere Gesù. E anche oggi, ha detto ancora Francesco, “tanta gente pensa ‘fuggiamo, fuggiamo qui c’è il pericolo’”.

“Ci troviamo così di fronte a due personalità opposte: da una parte Erode con la sua ferocia e dall’altra Giuseppe con la sua premura e il suo coraggio. Erode vuole difendere il proprio potere con una spietata crudeltà, come attestano anche le esecuzioni di una delle sue mogli, di alcuni dei suoi figli e di centinaia di oppositori. Era un uomo crudele. Egli è il simbolo di tanti tiranni di ieri e di oggi. E per loro, per questi tiranni, la gente non conta: conta il potere, e se hanno bisogno di spazio di potere, fanno fuori la gente. E questo succede oggi: non dobbiamo andare alla storia antica, oggi succede. E’ l’uomo che diventa ‘lupo’ per gli altri uomini.  La storia è piena di personalità che, vivendo in balìa delle loro paure, cercano di vincerle esercitando in maniera dispotica il potere e mettendo in atto disumani propositi di violenza. Ma non dobbiamo pensare che si vive nella prospettiva di Erode solo se si diventa tiranni; in realtà è un atteggiamento in cui possiamo cadere tutti noi, ogni volta che cerchiamo di scacciare le nostre paure con la prepotenza, anche se solo verbale o fatta di piccoli soprusi messi in atto per mortificare chi ci è accanto. Anche noi abbiamo nel cuore la possibilità di essere dei piccoli Erode”.

“Giuseppe è l’opposto di Erode: prima di tutto è «un uomo giusto» (Mt 1,19); inoltre si dimostra coraggioso nell’eseguire l’ordine dell’Angelo. Si possono immaginare le peripezie che dovette affrontare durante il lungo e pericoloso viaggio e le difficoltà che comportò la permanenza in un Paese straniero. Il suo coraggio emerge anche al momento del ritorno, quando, rassicurato dall’Angelo, supera i comprensibili timori e con Maria e Gesù si stabilisce a Nazaret (cfr Mt 2,19- 23). Erode e Giuseppe sono due personaggi opposti, che rispecchiano le due facce dell’umanità di sempre. È un luogo comune sbagliato considerare il coraggio come virtù esclusiva dell’eroe. In realtà, il vivere quotidiano di ogni persona richiede coraggio, il nostro vivere, di ognuno di noi per affrontare le difficoltà di ogni giorno. In tutti i tempi e in tutte le culture troviamo uomini e donne coraggiosi, che per essere coerenti con il proprio credo hanno superato ogni genere di difficoltà, sopportando ingiustizie, condanne e persino la morte. Il coraggio è sinonimo di fortezza, che insieme alla giustizia, alla prudenza e alla temperanza fa parte del gruppo delle virtù umane, dette ‘cardinali’”.

“La lezione che ci lascia oggi Giuseppe è questa: la vita ci riserva sempre delle avversità, e davanti ad esse possiamo anche sentirci minacciati, impauriti, ma non è tirando fuori il peggio di noi, come fa Erode, che possiamo superare certi momenti, bensì comportandoci come Giuseppe che reagisce alla paura con il coraggio di affidarsi alla Provvidenza di Dio”.

“Il coraggio di Giuseppe, affidatosi alla Provvidenza di Dio – ha concluso - sia fonte di ispirazione e impegno per tutti noi dinanzi ai bambini, per insegnare loro che solo così è possibile respingere ogni male e arginare ogni fuga senza paura”.

Nel saluto ai fedeli di lingua polacca, infine, Francesco ha invitato a pregare perché “l’anno prossimo sia felice per noi e per tutti gli uomini, che cessi la pandemia e possiamo godere della pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nelle società e nel mondo”.