Teheran: oltre 2.300 proteste di piazza, quasi 1.700 attivisti arrestati nel 2021

La maggior parte delle manifestazioni per diritti legati al lavoro, ma pure per risorse di base come l’acqua. Giustiziati 299 detenuti nel braccio della morte. Abusi e violazioni contro minoranze etniche e religiose, condanne per “propaganda contro il regime”. Concesso un permesso di 10 giorni a detenuti cristiani per festeggiare il Natale in famiglia. 


Teheran (AsiaNews) - Nel 2021 in Iran si sono registrate oltre 2.300 proteste di piazza, la maggior parte delle quali legate a diritti dei lavoratori come quella degli insegnanti che chiedevano un aumento dei salari, ma non sono mancate manifestazioni per risorse base, fra cui l’acqua. Sono i dati emersi nel rapporto annuale, pubblicato in questi giorni, dai membri di Human Rights Activists News Agency (Hrana) che denunciano anche l’arresto di oltre 1.676 persone per attività “politica” o battaglie per i diritti, unita all’esecuzione di quasi 300 detenuti rinchiusi nel braccio della morte. 

Dal primo gennaio al 20 dicembre 2021 le organizzazioni sindacali non ufficiali hanno promosso 1.261 manifestazioni in varie parti del Paese; altri 618 i capannelli e i picchetti organizzati all’esterno dei luoghi di lavoro. Per quanto riguarda le pene capitali, il boia ha colpito 299 volte, uccidendo anche quattro persone che erano ancora minorenni all’epoca del crimine e facendo registrare un aumento nelle esecuzioni del 26% rispetto all’anno precedente. Al 20 dicembre i giudici iraniani hanno comminato altre 85 condanne a morte. 

I militari hanno aperto il fuoco 242 volte contro i civili, uccidendone 94; alcuni durante proteste di piazza, altri mentre cercavano di superare il confine per contrabbandare beni con l’Iraq o petrolio in direzione del Pakistan. Il rapporto copre anche le violazioni ai diritti umani commessi contro minoranze etniche e religiose, alla libertà di espressione e ai diritti delle donne, come gli attacchi per quante rifiutano di portare il velo islamico (obbligatorio). 

Altro settore quello riguardante gli abusi commessi contro le minoranze etniche (390 casi accertati nel 2021) o le minoranze religiose (144 casi, con 57 arresti e la polizia che in 60 occasioni ha fatto irruzione nelle case e compiuto perquisizioni). Per quanto concerne i fermi, lo studio degli esperti di Hra mostra un calo nel 2021 del 25% se confrontato all’anno precedente: i più colpiti i Baha’i con il 72% dei casi di violazioni, seguiti dai cristiani neo-convertiti con il 14%. 

Per “propaganda contro il regime” sono state comminate 215 condanne, per un totale di 10.140 mesi di prigione; le critiche al leader supremo Ali Khamenei, all’esercito o ai leader religiosi hanno portato al carcere e alla fustigazione: quest’anno almeno 16 persone hanno ricevuto un totale di quasi mille frustate. Infine, secondo il rapporto si sono verificati 575 episodi di abusi verso i carcerati, con 232 casi di cure mediche negate e 68 di prigionieri privati del diritto alla difesa e dell’assistenza di un avvocato. 

In tema di libertà e diritti, va segnalata la decisione del capo della magistratura di concedere 10 giorni di permesso di uscita ai detenuti cristiani, per consentire loro di trascorrere il Natale con le rispettive famiglie. Gholam Hossein Mohseni Ejei ha incaricato le autorità di tutto il Paese di rilasciare la dispensa, anche se al momento non vi sono dati ufficiali sul numero di detenuti che hanno potuto beneficiare del provvedimento. Esclusi i condannati per reati contro la sicurezza, per criminalità organizzata, rapimenti, rapine a mano armata e condannati a morte. Khamenei spesso concede l'amnistia ai prigionieri o riduce le condanne in occasione delle festività musulmane, ma è raro che tali misure possano riguardare i membri della minoranza cristiana iraniana.