Tra le vittime eccellenti anche l'associazione per i malati di tubercolosi e Oxfam che denuncia: a rischio gli interventi umanitari per l'emergenza Covid-19. Il governo dell'Orissa offre aiuti economici alle Missionarie della Carità che da Bhubaneswar commentano: "Non siamo preoccupate, sarà il Padre a prendersi cura delle nostre necessità".
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Non riguarda solo le Missionarie della Carità lo stop ai finanziamenti dall’estero: sono quasi 6mila le ong indiane che dal 1 gennaio non possono più accedere a fondi provenienti da Paesi stranieri. A rivelarlo - offrendo un quadro più ampio del problema venuto alla ribalta proprio in coincidenza con il Natale in India - è il quotidiano The Hindu che cita documenti ufficiali del ministero degli Interni di New Delhi. Per la precisione sono 5933 le organizzazioni che con il nuovo anno hanno perso lo status richiesto dal Foreign Contribution Regulation Act, la normativa che regola la possibilità per gli enti indiani di ricevere finanziamenti dall’estero. Per dare l’impatto di quanto sta accadendo basta un dato: fino al 31 dicembre 2021 le licenze attive erano 22.762, oggi sono diventate 16.829. In pochi giorni, dunque, sono diminuite di più di un quarto.
Insieme alle Missionarie della Carità vi sono altre vittime eccellenti di questo scoglio: Oxfam India, la sezione locale di una delle più note ong internazionali, ha diffuso domenica 2 gennaio una nota in cui conferma di essere nella stessa situazione e spiega che il mancato rinnovo della licenza mette a rischio i suoi interventi umanitari, compresa l’assistenza sul fronte dell’emergenza Covid-19 attualmente offerta in ben 16 Stati indiani. Un argomento, questo, particolarmente sensibile in un momento in cui la variante Omicron sta tornando a far crescere rapidamente i casi di contagio anche a Delhi e Mumbai.
Tra le organizzazioni colpite dal blocco ai finanziamenti stranieri, secondo The Hindu, vi sarebbero poi persino la Tuberculosis Association of India - ente fondato in epoca coloniale dalla corona britannica per l’assistenza ai malati di tubercolosi e oggi sotto il patrocinio della presidenza indiana - e un’importante rete di strutture educative come l’Indian Youth Centres Trust. Stesso discorso per la Jamia Millia Islamia, storica università musulmana attiva fin dai tempi del mahatma Gandhi, finita nel mirino probabilmente per essere stata nel 2019 il cuore delle proteste contro la contestata legge sulla cittadinanza.
Va aggiunto che la situazione resta molto confusa: il ministero degli Interni ha emanato una circolare in cui si dice che le licenze per l’accesso ai contributi stranieri sono prorogate al 31 marzo 2022. Ma il documento specifica che la proroga non vale per le organizzazioni che si sono già viste respingere la domanda, come accaduto per esempio alle Missionarie della Carità. Appare in ogni caso evidente l’intento politico di questa stretta, che si inserisce nell’agenda nazionalista impressa al Paese dal governo Modi e che sarà pagata soprattutto dalle fasce più povere del Paese.
Anche per questo l’applicazione del Foreign Contribution Regulation Act sta diventando materia di scontro nella politica indiana. Dopo il tweet di qualche giorno fa di Mamata Banerjee, primo ministro del West Bengal, anche il governo dell’Orissa è intervenuto a sostegno delle strutture delle Missionarie della Carità. Il capo del governo locale Naven Patnaik il 30 dicembre ha inviato un’ordinanza in cui si chiede alle amministrazioni locali di assicurarsi che gli orfanotrofi e le case per i lebbrosi delle suore di Madre Teresa non si trovino in difficoltà. “Laddove dovesse essere necessario – ha scritto – possono essere utilizzate risorse dal fondo di emergenza del primo ministro”. In Orissa sono 13 i centri delle Missionarie della Carità che offrono aiuto complessivamente a circa 2mila persone.
Da Bhubaneswar sr. Stany Rose ha commentato per le Missionarie della Carità dicendo: “Non siamo preoccupate: sarà Dio Padre a prendersi cura delle nostre necessità. Siamo grate al capo del governo per l’annuncio del suo sostegno ma soprattutto siamo indebitate con la gente dell’Orissa per l’affetto e l’aiuto che ci hanno dato in tutti questi anni”.
(ha collaborato Nirmala Carvalho)