La speranza dei popoli nel Natale ortodosso russo
di Vladimir Rozanskij

Tradizionale messaggio natalizio del patriarca Kirill. Oggi i “venti di tempesta” tormentano la nostra esistenza. La guida degli ortodossi russi invita a contemplare la Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria. Superare ogni difficoltà vivendo secondo i comandamenti.


Mosca (AsiaNews) – Il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) ha rivolto il tradizionale messaggio natalizio a tutto il popolo ortodosso russo per la festa del 7 gennaio, che corrisponde al 25 dicembre secondo il calendario giuliano. Come recita il canone liturgico bizantino, “giunge a noi ora il Signore, atteso dai popoli per la salvezza del mondo”, e i popoli sono quelli antichi e quelli dei tempi moderni, costretti anch’essi all’esilio e alle traversate nel deserto delle guerre e delle pandemie.

Come afferma il patriarca, “le persone gioiscono nel sentire la presenza di Dio e ascoltare la sua voce proprio accanto a sé, avendo la possibilità di rivolgersi a Lui e sentire di essere protetti, in assoluta sicurezza” in questi tempi così incerti, quando le varie minacce continuano a mettere tutti in uno stato di incertezza e disperazione.

Oggi i “venti di tempesta” tormentano la nostra esistenza, “quando è difficile fare previsioni e organizzare progetti”, perché siamo continuamente preoccupati e in tensione per quello che potrà accadere domani. In queste condizioni “sentiamo in modo molto acuto la fragilità dell’essere umano e ci rendiamo conto di quanto dobbiamo considerare grande il dono che Dio ci concede di ogni nuovo giorno”, sottolinea Kirill. “Comprendiamo quanto sia pesante la condizione di forzata solitudine, e quanto sia importante avere un rapporto regolare con i familiari e le persone a noi care”.

La guida degli ortodossi russi invita a contemplare la Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, “per capire quanto solo l’amore per Dio e il prossimo possa rafforzarci nelle tante prove, scacciare le paure dai nostri cuori e dare forza per compiere opere buone”. Kirill dice che è necessario immedesimarsi nella condizione di Maria, quando si è trovata in una città a lei estranea, in un luogo deserto, nella grotta degli animali, ma come proclama il tropario della festa, “la misera capanna si è rivelata a lei come splendido palazzo, perché il suo cuore era traboccante d’amore per il Figlio e per Dio, e questo amore trasfigurava tutto ciò che la circondava, tanto che la Purissima Vergine non si accorgeva dei disagi, e neppure dell’estrema povertà di quel presepe”.

Osserva il patriarca che la coscienza di Maria “è tanto diversa dalle nostre sensazioni per le difficoltà che attraversiamo, quando durante l’isolamento perfino la casa materna da molti viene considerata una prigione, si cade in depressione e si comincia a vedere tutto nero”. Accanto al giaciglio del Bambinello invece “si ferma l’intera creazione, gli uomini, gli angeli e gli animali, i ‘servi della Santissima Luce dei Tre Soli’, come recita il canone del Mattutino, tutti uniti intorno a Cristo”.

Il Signore promette la pace e il sollievo per chi è oppresso dal pesante giogo delle incombenze della vita, per cui “gettiamo via le ombre del timore e della mancanza di fede, le ansie e le sofferenze del cuore, ascoltiamo la voce del Figlio di Dio, che promette sollievo a chi è affaticato”, afferma il patriarca. “Egli viene a insegnarci a vivere in modo da riportare nella realtà la beatitudine perduta del paradiso, e anche di più, a unirsi con il Signore in modo misterioso e ineffabile”.

I versetti (stichira) della festa ripetono in continuazione che “è nato sulla terra il Re dei Cieli”, e ai fedeli rimane soltanto il compito di accoglierlo e rispondere con le proprie azioni, ricorda Kirill, “vivendo secondo i comandamenti e con le opere di misericordia, forti nella fede e nella speranza, pronti a ricevere l’abbondanza dei Suoi doni”, per superare ogni difficoltà. Il patriarca conclude il messaggio con le parole del papa Leone Magno: “Nessuno è escluso dalla partecipazione a questa letizia, perché il motivo della gioia è lo stesso per tutti; che si rallegri il santo, poiché si avvicina alla sua gloria, e si rallegri il peccatore, perché a lui viene concesso il perdono”.