Monaco buddhista percorre 1500 chilometri per far riscoprire il pellegrinaggio
di Steve Suwannarat

Ex combattente nella guerra del Vietnam Luang Ta Bun Chen ogni anno interrompe ritiro e studi per i suoi itinerari a piedi che sono anche occasione di condivisione con chi incontra. Quest'anno ha attraversato da Phuket a Nakhom Phanom un Paese dove il "dhammayatra" rischia di finire ridotto a un'attrazione turistica.


Bangkok (AsiaNews) - La Thailandia, sotto la sua modernità e le sue contraddizioni con stili di vita spesso distanti dalle origini, continua a conservare pratiche tradizionali di origine religiosa. Tra queste quella del pellegrinaggio.

Una conferma è il lungo cammino annuale ormai prossimo alla meta, di Luang Ta Bun Chen, monaco buddhista molto noto in Thailandia per la costante pratica del pellegrinaggio. L'ultimo è un percorso di 1.500 chilometri che lo ha condotto dall’isola meridionale di Phuket alla provincia natale di Nakhon Phanom, al confine nord-orientale con con il Laos.

Mentre anche i cataloghi turistici indirizzati a viaggiatori locali o stranieri propongono viaggi in luoghi della tradizione religiosa buddhista del Paese, esperienze spirituali nei monasteri o itinerari sulle tracce di noti maestri spirituali, anche nel “Paese del sorriso” la tradizione del pellegrinaggio (dhammayatra) vede un calo di partecipazione in adesione ai nuovi stili di vita e alle difficoltà che comporta in un ambiente generalmente meno favorevole che in passato. Tuttavia viene vista con grande rispetto e, come il ritiro spirituale e le opere di bene verso monasteri e tempi, resta tra i cardini della pratica della maggioranza buddhista dei thailandesi in adesione ai principi del buddhismo Theravada.

Le vicende personali del monaco Luang Ta Bun Chuen aggiungono interesse all’incontro da parte di molti devoti che lungo il cammino lo avvicinano per riceverne una benedizione. Combattente nella guerra del Vietnam nel 1969, sposato e padre di quattro figli, nel 2009 decise di lasciare le cose mondane per ritirarsi in monastero e dedicarsi allo studio della dottrina buddhista. Ritiro e studi che interrompe annualmente per i suoi pellegrinaggi che lo hanno reso popolare come esempio di rinuncia ai beni materiali, di ricerca spirituale e di condivisione di esperienze con chi in cambio gli fornisce il necessario per proseguire il cammino. Prima tra tutte l'acqua potabile che, se in eccesso, dona a scuole e ospedali lungo il percorso. In questo modo consente a se stesso di meglio ottemperare ai suoi voti e alla sua scelta spirituale, ma garantisce anche chi lo incontra e sostiene di acquisire meriti che contribuiranno alla comune liberazione secondo i concetti buddhisti praticati in Thailandia e in altri Paesi di tradizione Theravada in cui l’accumulo dei meriti è essenziale per arrivare al fine ultimo.