Polemiche tra i patriarcati di Mosca e Alessandria
di Vladimir Rozanskij

Gli alessandrini condannano l’invasione nel proprio territorio canonico da parte dei russi. I moscoviti rivendicano una presenza a pieno titolo in Africa. Esarca russo Leonid: nell’ortodossia si rispetta la tradizione, nessun problema di razzismo.


Mosca (AsiaNews) – Non si placa la polemica tra i patriarcati ortodossi di Mosca e Alessandria d’Egitto, proprio nei giorni in cui quasi tutte le Chiese cristiane celebrano la Settimana di preghiera per l’unità dei fedeli, i cui testi quest’anno sono stati preparati dalle Chiese d’Oriente. Dopo la decisione di Mosca di accogliere oltre cento sacerdoti africani, i greci di Alessandria hanno duramente condannato la “invasione” nel proprio territorio canonico, rinfacciando ai russi di comportarsi proprio come i nemici da loro sempre criticati.

Il 12 dicembre gli alessandrini si sono riuniti nel proprio Sinodo patriarcale sotto la presidenza di Theodoros II (Choreutakis), e hanno approvato un pronunciamento contro Mosca sulla base della relazione del metropolita del Camerun Grigorios (Stergiou), coadiuvato dai canonisti della facoltà teologica di Atene e dal metropolita di Peristerios, Grigorios (Papatomas). Il patriarcato di Alessandria si rammarica della decisione di Mosca “nei giorni del Santo Natale di Cristo, ma continuerà a svolgere il proprio ministero pastorale per il gregge affidatogli dal Signore, sottomettendosi all’eredità spirituale dei grandi padri greci della Chiesa”.

Agli alessandrini ha risposto poi il metropolita di Klinsk Leonid (Gorbačev), nominato esarca di tutta l’Africa, assicurando in una intervista a Interfax che “non avevamo programmato tutto questo, ma non potevamo esimerci dall’accoglienza di questi sacerdoti”. Leonid spiega che il patriarcato russo lancerà un vasto programma non soltanto per lo sviluppo delle parrocchie, ma in generale per “affermare una presenza a pieno titolo della Chiesa ortodossa russa sul continente africano, con tutte le dimensioni teologiche, formative, sociali e umanitarie che sono necessarie”.

L’esarca non ha escluso l’apertura di appositi istituti di studio e seminari per i candidati al sacerdozio sul territorio africano, assicurando che il patriarcato moscovita “ha i benefattori necessari”, alludendo probabilmente ai diversi oligarchi russi che operano in Africa. Costoro “non sono indifferenti al destino dell’Ortodossia universale, e sono pronti a sostenere con la loro generosità la missione russa in Africa”.

Leonid ringrazia tutti coloro che “capiscono che la Chiesa russa oggi è l’unica vera custode dell’Ortodossia, e non permette di calpestare i sacri canoni a vantaggio delle diverse decisioni politiche”. Nell’intervista egli afferma anche che il patriarcato di Mosca non esclude l’apertura di proprie strutture in altri Paesi dove le Chiese riconoscono la metropolia autocefala di Kiev, come Turchia e Grecia, “per proteggere tutti gli ortodossi che non vogliono essere associati allo scisma”.

L’intervistatore ha chiesto anche a Leonid se non lo preoccupa l’accoglienza nella Chiesa russa di “fedeli che magari vorrebbero raffigurare sulle icone Cristo e gli apostoli con la pelle scura”, sollevando questioni di razzismo e protezione stile “Black Lives Matter”, a cui i russi non sono molto preparati. Secondo l’esarca, “la Chiesa non conosce né giudeo né greco, e quindi qualunque raffigurazione legata ai simbolismi nazionali non può prevalere sulle tradizioni ortodosse… non ci può essere razzismo nell’Ortodossia, se non si dà spazio all’etnofiletismo, cioè all’eresia del nazionalismo ecclesiastico”.

Per la missione africana, precisa Leonid, verranno preparati appositi missionari che sfrutteranno “i tanti istituti russi specializzati nelle lingue e nello studio delle altre culture”, ed esiste già un’ampia letteratura religiosa, liturgica e catechetica in varie lingue: inglese, francese e perfino swahili. Tutti questi piani verranno realizzati a breve, anche se Mosca aspetta ancora che “la dirigenza del patriarcato alessandrino si renda conto del tragico errore della propria decisione, e rifiuti di sostenere lo scisma. La Chiesa russa non vuole realizzare la propria espansione, ma si mette al servizio della vera unità dei cristiani”.