Scontro su Taiwan: Pechino quasi azzera export di Vilnius

Forniture lituane in Cina crollate a dicembre di oltre il 90%. È ritorsione per l’apertura a Vilnius di un ufficio diplomatico di Taipei con riferimenti al nome “Taiwan”. I cinesi negano il boicottaggio commerciale. Colpite anche compagnie di altri Paesi Ue che usano componenti fatti in Lituania.


Pechino (AsiaNews) – La Cina ha quasi azzerato l’acquisto di prodotti lituani: una ritorsione per la decisione della Repubblica baltica di permettere l’apertura nella propria capitale di un ufficio di rappresentanza taiwanese che usa riferimenti al nome “Taiwan”. Secondo il governo cinese, il mancato uso del nome “Taipei” è una violazione della “politica dell’unica Cina”. Per il Partito comunista cinese, l’isola è una provincia “ribelle” da riunificare con la forza se necessario.

Oltre ad aver declassato i rapporti diplomatici con la Lituania, Pechino ha adottato misure economiche coercitive contro Vilnius. Dai dati pubblicati ieri dall’Ufficio cinese delle dogane emerge che a dicembre l’export lituano diretto in Cina è crollato in un anno del 91,4%. Se si considera invece il mese di novembre il crollo è stato del 91,1%. Lo scorso mese in Cina sono entrate merci dalla Lituania per un valore di 3,4 milioni di euro, rispetto ai 38 milioni dell’anno prima e ai 37,8 milioni di novembre.

Nei fatti Pechino ha tagliato fuori i fornitori lituani dal proprio mercato. In via ufficiale, le autorità cinesi continuano a ripetere però di non aver preso una misura del genere, ma che il blocco commerciale è portato avanti in modo spontaneo dalle imprese nazionali, pronte a boicottare qualsiasi Paese che con le sue politiche minacci la sovranità cinese.

Di recente il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, ha dichiarato che è stato un errore permettere l’apertura della missione taiwanese con il nome contestato da Pechino. Un sondaggio ha rivelato poi che l’approccio dell’esecutivo lituano verso la Cina riscuote pochi consensi nella nazione baltica. Esponenti della coalizione di governo a Vilnius hanno detto però ad AsiaNews che la linea sui rapporti con Taiwan non cambierà.

L’Unione europea si è schierata in difesa della Lituania, in concreto però non ha assunto alcun provvedimento contro la Cina. Le istituzioni Ue, e molti Paesi membri, non vogliono mettere in pericolo i rapporti commerciali con il gigante cinese. Imprese tedesche, francesi e svedesi sono preoccupate: le autorità doganali cinesi respingono i loro prodotti che contengono componenti realizzati in Lituania. Reuters riporta che imprenditori e investitori tedeschi chiedono ai lituani di trovare un compromesso con i cinesi.

La Ue ha finora preso tempo. Ha lanciato un’indagine per appurare eventuali violazioni della Cina da sottoporre all’Organizzazione mondiale del commercio. Come rivela il South China Morning Post, le compagnie europee colpite dalla rappresaglia cinese sono però restie a collaborare, temendo di dover fronteggiare un’ulteriore stretta da parte di Pechino.

La Francia, presidente di turno dell’Unione, ha promesso di accelerare l’iter di approvazione di uno strumento Ue “anti-coercizione” da impiegare contro azioni commerciali intimidatorie come quelle adottate dalla Cina contro la Lituania. Il via libera pratico alla direttiva richiederà però molto tempo e, come spesso accade a livello europeo, è da valutare come i singoli Stati l’applicheranno.

Intanto si allarga il fronte di Stati Ue che vuole una maggiore cooperazione con Taiwan. Nei giorni scorsi il premier sloveno Janez Jansa ha annunciato che il suo governo e quello taiwanese apriranno uffici di rappresentanza nei rispettivi Paesi. È da vedere quale nome sarà usato. Anche il nuovo esecutivo della Repubblica ceca, molto critico della Cina, sembra pronto a seguire la strada della Lituania rafforzando i legami con Taipei.