Phnom Penh, lavoratori in piazza contro i licenziamenti al grand hotel dei casinĂ²

Almeno 2mila dipendenti protestano da 42 giorni per la cacciata decisa dalla NagaWorld che controlla alberghi e case da gioco. Secondo i vertici gli investimenti per una nuova struttura e il calo del fatturato causato dalla pandemia giustificano la decisione. I dimostranti parlano di distorsione della realtà. Arrestati nove leader sindacali, solidarietà ai lavoratori in patria e all’estero. 


Phnom Penh (AsiaNews) - A Phnom Penh continua la protesta di almeno 2mila lavoratori della NagaWorld, hotel di lusso con sale da gioco e casinò fra i più rinomati della capitale, da 42 giorni in piazza per manifestare contro i licenziamenti in massa attuati dalla compagnia. Per la dirigenza la pandemia di Covid-19 e le ingenti perdite nei bilanci dei primi sei mesi del 2021 rispetto al triennio precedente, unite agli investimenti per la costruzione di NagaWorld 3, giustificano la decisione. Durissima la replica dei dipendenti, secondo i quali la compagnia “distorce la realtà dei fatti” e sfrutta la situazione attuale per interessi interni. 

Secondo i manifestanti i vertici della società avrebbero disposto licenziamenti indebiti e avrebbero violato a più riprese i diritti dei lavoratori del casinò. Tuttavia, un tribunale ha dichiarato illegale la protesta e disposto l’arresto di nove leader sindacali, fra i quali il presidente Chhim Sithar. Immediata la replica dei lavoratori che, questa mattina, hanno tenuto una conferenza stampa per smentire dati e informazioni diffuse nei giorni scorsi da NagaWorld.

Dati alla mano, emerge che l’80% dei 1329 dipendenti licenziati erano leader sindacali o iscritti, molti dei quali attivisti per un miglioramento nelle condizioni degli ambienti di lavoro. Inoltre, l’azienda avrebbe cacciato i più anziani e qualificati (e con stipendi maggiori) per tenere giovani al primo impiego. “Vogliamo sia chiaro al pubblico - sottolinea il sindacalista Chim Rotha - che la NagaWorld non vuole trovare una soluzione, ma solo distorcere la verità a proprio vantaggio per scaricare le responsabilità”. Egli aggiunge inoltre che i lavoratori erano sotto costante monitoraggio da parte di agenti di polizia in borghese, che li hanno a più riprese minacciati e schedati. 

Intanto le trattative sono arenate lungo un binario morto. Il ministero cambogiano del Lavoro e la NagaWorld chiedono ai lavoratori di accettare i (minimi) risarcimenti e cercare un altro impiego. I dipendenti licenziati rispondono che il ritorno al tavolo dei negoziati è condizionato al rilascio di otto capi sindacali arrestati e tuttora chiusi in carcere.

Intanto cresce il consenso attorno alla protesta dei lavoratori cambogiani e attestati di stima e sostegno giungono sia in patria che all’estero. In queste ore hanno espresso solidarietà i rappresentanti sindacali della Coca Cola, i dipendenti delle stazioni di servizio Caltex (marchio legato alla Chevorn) e della birra Anchor. In Malaysia il co-presidente della Coalizione per la riforma del diritto del lavoro Gopal Kishanam ha detto che i sindacalisti avevano presentato una lettera di sostegno ai lavoratori NagaWorld presso l’ambasciata cambogiana, che i funzionari si sono rifiutati di accettare.