WeChat silenzia He Weifang, sostenitore dello Stato di diritto in Cina
di Li Qiang

Cancellato il suo sesto profilo sul popolare sito di messaggistica. Secondo il giurista, Tencent – proprietaria del social media – calpesta i diritti civili. Un velato attacco alle autorità, che controllano in modo ferreo internet. Da tempo l’accademico è nel mirino del governo.

 


Pechino (AsiaNews) – Il popolare sito cinese di messaggistica WeChat continua a silenziare He Weifang, giurista dell’università di Pechino conosciuto per le sue campagne a favore della creazione di uno Stato di diritto e della libertà di espressione in Cina.

In una lettera scritta a mano che circola sul web dal 3 febbraio, l’accademico denuncia la cancellazione del suo sesto profilo su WeChat. Il social media ha eliminato il suo ultimo account lo scorso mese, nonostante fosse registrato con lo pseudonimo “vecchia gru”. WeChat ha più di un miliardo di utenti ed è usato anche come sistema di pagamento web e come codice di riconoscimento per i servizi sanitari e di trasporto.

Per il trattamento ricevuto, He attacca Tencent. Secondo il docente,  il colosso hi-tech proprietario di WeChat “calpesta i diritti civili”. In un’intervista rilasciata ieri al South China Morning Post, il professore di diritto ha detto di aver registrato un settimo profilo e di voler vedere quale sarà la risposta dell’operatore. In caso di ulteriore cancellazione egli valuta il ricorso ad azioni legali.

He sostiene che una società privata non può decidere in modo arbitrario chi può avere o meno un account social. In modo retorico egli si chiede chi abbia dato un tale potere a Tencent, senza che l’utente possa difendersi per vie legali. Considerato lo stretto controllo delle autorità su internet e social media, l’allusione di He al governo è chiara. Nella sua lettera, egli invita la popolazione a unirsi a lui nella protesta.

Il giurista dell’università di Pechino è un noto critico del regime cinese. Insieme ad altri due accademici riformatori,  Xu Zhiyong e Xu Zhangrun, due anni fa egli ha criticato Xi Jinping per la gestione della pandemia da Covid-19. In un post proprio su WeChat egli aveva scritto che “l’assenza in Cina di libertà di parola e di espressione ha favorito il diffondersi dell’infezione polmonare” e che “senza una stampa libera, il popolo vivrà nella sofferenza e il governo nella menzogna”. Poco dopo la pubblicazione del messaggio, l’amministrazione cinese per la cyber-sicurezza ne aveva ordinato la rimozione.

In passato He ha perso la sua cattedra universitaria per aver appoggiato il noto dissidente, e premio Nobel per la pace, Liu Xiaobo. Il giurista aveva aderito anche a Carta 08, un documento redatto nel dicembre 2008 da alcuni intellettuali – tra cui Liu – che chiedeva maggiore democrazia e rispetto dei diritti umani, e per questo censurato dalla leadership di Pechino.

Libertà di stampa, indipendenza della magistratura, diritti umani, tutele  sindacali e delle organizzazioni sociali sono al centro delle richieste di He per la creazione di uno Stato di diritto in Cina.