Cambogia: saranno giudicati fra un anno i reati dei Khmer rossi

Fra il 1975 ed 1979 i Khmer rossi di Pol Pot hanno ucciso due milioni di persone. Alcuni cambogiani sono favorevoli ai processi. "Temo che i processi riapriranno le ferite delle vittime delle torture", replica un importante psichiatra.


Phnom Penh (AsiaNews/Scmp) - Circa 400 cambogiani si sono recati a Phnom Penh per essere tra i primi a vedere la nuova corte che il prossimo anno giudicherà i reati commessi dai Khmer rossi quasi 30 anni fa. "Sono venuto qui perché pretendo giustizia per mia moglie e per gli altri due milioni di cambogiani che hanno perso le loro vite", ha dichiarato Bou Meng, un cambogiano di 64 anni che sarà testimone ai processi. "Se questo tribunale fallirà il suo compito e i capi dei Khmer rossi non finiranno in carcere, le speranze di tutti i cambogiani che aspettano questo processo da molti anni andranno perdute".

Anche Soam Peou, una signora di 60 anni, si è detta soddisfatta di vedere la corte, nella quale i funzionari del tribunale della Cambogia e delle Nazioni unite spiegano come sarà portato avanti il processo. "È un fatto molto importante", ha dichiarato Soam. "Rende giustizia alle anime di tute le persone che sono state uccise: significa che il loro sacrificio non è stato inutile".

Fra il 1975 ed il 1979,  durante il governo dei Khmer rossi, quasi tutte la famiglie della Cambogia hanno perso dei parenti. Capo del regime comunista era Pol Pot, morto nel 1998. Pol Pot aveva preso il potere per sottrarre il suo paese dalle influenze esterne, ma la sua rivoluzione si presto trasformata in un governo paranoico che vedeva nemici dovunque, è ciò ha portato alla morte di molti cambogiani. Nessuno fra i più importanti capi dei Khmer rossi è mai stato perseguito, tranne due comandanti, Tak Mok, soprannominato "il macellaio" e Duch, comandante del centro di interrogazione e tortura Tuol Sleng situato a Phnom Penh. I due sono stati incarcerati lo scorso anno per crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità. Saranno invece circa 10 i comandanti sopravvissuti che saranno giudicati, ma si teme che alcuni di loro possano morire prima dell'inizio dei processi oppure che utilizzino le loro influenti conoscenze per evitare l'arresto.

Sean Visoth, amministratore responsabile per i processi, ha però promesso che sarà fatta giustizia. Ha già reso noto che la corte non tollererà, come linea difensiva, quella della semplice esecuzione di ordini dei superiori. "Non è una giustificazione che la corte può trovare accettabile", ha dichiarato.

Non tutti i cambogiani sono però felici del processo: molti vorrebbero dimenticare le persecuzioni dei Khmer rossi i quali, oltre ad aver causato due milioni di morti, hanno torturato milioni di innocenti. Secondo Ka Sunbaunat, un importante psichiatra cambogiano che ha perso molti familiari per mano dei Khmer rossi, il processo potrebbe riaprire una ferita a chi è rimasto traumatizzato dalle torture. "Sono preoccupato", ha dichiarato il medico, che nelle ultime decadi ha curato le malattie psichiche di molte persone. "Parlare ancora del passato potrebbe causare nuovi traumi a chi ha già sofferto di problemi mentali in seguito al genocidio. Inoltre solo pochi dei miei pazienti si interessano di chi siano le colpe". Il medico ha poi aggiunto che la domanda su quali possano essere state le motivazioni che hanno spinto dei cambogiani ad uccidere altri cambogiani non può avere risposta.