Sagaing: gli abitanti protestano contro gli incendi della giunta militare

I militari hanno raso al suolo oltre 1.000 case appiccando incendi nelle aree rurali. Gli sfollati aumentano nell'ordine di decine di migliaia ogni settimana. Prevista la visita di una delegazione governativa di alto livello a Islamabad, interessata a vendere armi ai generali golpisti.


Yangon (AsiaNews) - Nonostante la dura repressione dell’esercito, la popolazione del Myanmar continua a opporsi alla giunta golpista che il primo febbraio 2021 ha rovesciato il governo civile guidato da Aung San Suu Kyi.

Nei giorni scorsi gli abitanti di quattro villaggi nella regione di Sagaing, dove oltre 1.000 abitazioni sono state distrutte dagli incendi appiccati dai militari, hanno marciato uniti contro quello che hanno definito “l’esercito fascista”. Dall'inizio del conflitto le truppe golpiste colpiscono le aree rurali del Paese per vendicarsi delle rappresaglie compiute dalle milizie etniche anti-giunta. 

Radio Free Asia (Rfa) ha verificato attraverso le immagini satellitari che i villaggi di provenienza dei manifestanti nella provincia di Pale sono stati tutti rasi al suolo dagli incendi. In una foto aerea si vede la cupola dorata di una stupa buddhista circondata dai resti carbonizzati delle case.

“Il villaggio può essere bruciato, ma non lo spirito!” hanno cantato i residenti locali. Il video della manifestazione è stato condiviso su Facebook da una pagina che prima della guerra civile pubblicava le notizie locali e ora documenta le proteste e i combattimenti contro i soldati.

La settimana scorsa gli attacchi incendiari si sono estesi alla provincia settentrionale di Mingin, dove almeno quattro persone sono morte. A compierli è stata una milizia pro-giunta chiamata Pyu Saw Htee, che ora impedisce che vengano consegnati gli aiuti ai pochi civili rimasti. Tra fine gennaio e inizio febbraio circa 1.500 case sono state rase al suolo nei villaggi di Bin, Mauktet e Moktha, e circa 10mila persone sono finora fuggite dalla provincia di Mingin, in base alle testimonianze raccolte da Rfa; altre fonti locali raccontano che i profughi aumentano nell’ordine di decine di migliaia ogni settimana in tutto il Paese.

Secondo il quotidiano indiano Economic Times, la giunta birmana ha intenzione di comprare armamenti dal Pakistan, ed è per questo, sostiene il giornale, che prossimamente una delegazione di funzionari governativi si recherà a Islamabad per ispezionare il carico prima che venga spedito. A settembre era stata una delegazione dal ministero pakistano della Difesa ad aver condotto una visita in Myanmar. L’incontro non era stato annunciato da alcuna parte e gli argomenti di discussione erano rimasti segreti, ma più fonti sostengono che si sia trattato di negoziati per la vendita di armi ai militari birmani. 

A dicembre i bombardamenti della giunta sulla città di Loikaw, capoluogo dello Stato Kayah, hanno generato un esodo di circa 60mila persone, rifugiatesi soprattutto nelle vicine Taungoo e Taunggyi.

Di fronte a questa situazione la Fondazione Pime ha deciso di aprire il Fondo S145 Emergenza Myanmar, per sostenere le iniziative delle Chiese locali, molte delle quali fondate proprio dai missionari del Pime prima dell'espulsione dei missionari stranieri nel 1966. 

L’obiettivo della campagna è dare un aiuto immediato a migliaia di persone, andando a sostenere la rete di accoglienza che le diocesi di Taungoo e di Taunggyi stanno allestendo. Tante realtà religiose locali hanno risposto a questa emergenza e lo stanno facendo mostrando il volto più bello del Myanmar: quello di un popolo che, nonostante le tante sofferenze che hanno segnato la sua storia, sceglie la strada della solidarietà. È a loro che invieremo aiuti, partendo dai bisogni elementari delle persone: un tetto, il cibo, una scuola per i più piccoli, che da due anni ormai – tra pandemia e guerra – non la frequentano più.

Si può donare con causale “S145 – Emergenza Myanmar”: