Uno dei temi che maggiormente dividono i due candidati alle elezioni presidenziali del 9 marzo è la politica nei confronti della Corea del Nord. Il democratico Lee, in continuità con Moon, intende porsi come intermediario tra Biden e Kim per far ripartire gli sforzi diplomatici. Il conservatore Yoon, al contrario, revocherebbe gli accordi di de-escalation inter-coreani.
Seolu (AsiaNews) - Tra due settimane gli elettori della Corea del Sud si recheranno ai seggi per eleggere il nuovo presidente. Sulla scheda saranno presenti 14 nomi, ma solo due sono quelli con reali possibilità di vittoria: il conservatore Yoon Seok-youl e il progressista Lee Jae-myung. Il nuovo inquilino della Casa Blu, la residenza ufficiale del presidente, dovrà mettere le mani su molti temi ereditati dal quinquennio di Moon Jae-in. Tra questi, quello che solleva più attenzione è probabilmente il rapporto con la Corea del Nord.
L’amministrazione progressista di Moon ha compiuto passi importanti nel dialogo tra Nord e Sud, culminati in tre faccia a faccia con Kim Jong-un e con il vertice di Singapore, dove Kim ha incontrato l’allora presidente Donald Trump. Tuttavia, a partire dal 2019 le speranze si sono rapidamente raffreddate sul tema delle sanzioni e della denuclearizzazione, mentre il Covid ha messo in stallo la diplomazia. Dall’inizio dell’anno, Pyongyang ha anche ripreso le esercitazioni missilistiche e minaccia ora di ricominciare i test atomici e di missili a lunga gittata.
Il tema perciò è particolarmente delicato. Lee, come candidato dell’attuale partito di governo, si pone in sostanziale continuità rispetto alle politiche proposte da Moon: in una conferenza stampa organizzata a novembre poco dopo la sua nomina a candidato ufficiale del partito, Lee aveva dichiarato che l’approccio conciliatorio di Moon verso il Nord era stato più efficace di quelli basati sullo scontro e sulle sanzioni. Dopo che il governo sudcoreano era stato man mano marginalizzato nei negoziati, il candidato progressista mira a rimettere Seoul al centro della diplomazia internazionale riguardo il dossier nordcoreano: Lee infatti intende porsi come intermediario tra Joe Biden e Kim per far ripartire gli sforzi diplomatici. La sua strategia negoziale prevede un approccio graduale e simultaneo tra avanzamento della denuclearizzazione e rimozione delle sanzioni internazionali, in modo tale da ricostruire la fiducia tra le parti che il fallimento del 2019 aveva compromesso. Per quanto riguarda la cooperazione economica invece, la strategia di Lee mira a rinforzare il rapporto tra pace e sviluppo tra le due Coree per sostenere il suo impegno diplomatico.
Sebbene la posizione del candidato progressista sia descritta come morbida, Lee si è però anche espresso a favore di un approccio più deciso di quello mostrato da Moon nel caso in cui le azioni provocatorie di Pyongyang risultassero nocive per i negoziati.
Yoon invece ha assunto una posizione decisamente più muscolare rispetto al Nord, in linea con la tradizione conservatrice. In primo luogo, il candidato della destra ha detto che le concessioni sulle sanzioni internazionali potranno avvenire solo in seguito alla denuclearizzazione da parte di Pyongyang. Inoltre, il candidato conservatore ha sottolineato il bisogno che Seul tratti da una posizione di forza: secondo Yoon quindi andrebbe rafforzata l’alleanza militare con Washington e revocati gli accordi di de-escalation inter-coreani. Inoltre, egli ha anche sostenuto la necessità che l’esercito sudcoreano si doti di capacità missilistiche per condurre attacchi preventivi nel caso di immediato pericolo per la Corea del Sud. Anche in tema di assistenza economica, Yoon ha detto di voler offrire il proprio sostegno solo quando il Nord avrà accettato le ispezioni internazionali delle strutture legate al proprio programma nucleare.
Gli scontri tra i due candidati sono stati frequenti. Yoon ha accusato Lee di essere “pro-Nord” e ha bocciato il tentativo progressista di proporre una dichiarazione di conclusione della guerra col Nord, sottolineando che il comportamento di Pyongyang suggerisce il contrario. Lee invece ha bollato le posizioni di Yoon come “irrealistiche, irresponsabili e pericolose”, paventando oltretutto il rischio di un rinnovamento del conflitto. Mentre la campagna elettorale entra nel vivo, anche la Corea del Nord torna nel dibattito pubblico sudcoreano, ma questa volta i candidati devono fare i conti con un’opinione pubblica sempre meno bendisposta verso il Nord.