Pekhon: due sacerdoti cattolici arrestati dai militari golpisti

I preti stavano andando a portare aiuti agli sfollati interni dello Stato Shan. Secondo fonti locali nei loro telefoni sono state ritrovate immagini legate alla resistenza anti-golpe. Ma i controlli ormai avvengono a qualunque ora del giorno e della notte e ogni atto è punibile con il carcere.


Yangon (AsiaNews) - Due sacerdoti cattolici di Taunggyi sono stati arrestati dai soldati della giunta militare birmana vicino alla diocesi di Pekhon. Il 21 febbraio p. John Paul Lwel e p. John Bosco dell’Istituto missionario St. Therese Little Way, si stavano recando ad aiutare un gruppo di sfollati nello stato Shan quando sono stati fermati a un posto di blocco. Oltre ai due preti sono stati catturati anche l’autista e un altro giovane in macchina con loro.

Secondo fonti di AsiaNews, a tutti i viaggiatori è stato controllato il telefono, una pratica diventata ormai di routine. A causare l’arresto è stato il ritrovamento di alcune immagini con il logo del Governo di unità nazionale in esilio (formato da ex parlamentari per lo più appartenenti al partito della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi) e altre foto di persone legate all’esercito di resistenza. 

Il fatto che la macchina fosse diretta a portare aiuti ai rifugiati interni ha peggiorato la situazione: i generali, sospettosi nei confronti dei religiosi, sostengono che la Chiesa protegga le milizie anti-golpe. Nell’ultimo anno le forze della giunta hanno più volte compiuto arresti arbitrari di suore e preti negli Stati Kayah, Shan e Chin dove si concenta(va) la popolazione cristiana.

I controlli dei dispositivi elettronici sono diventati abituali ma in realtà “se l’esercito vuole fare un certo numero di arresti in un determinato giorno e luogo li fa, perché gli atti punibili con il carcere ormai sono così tanti che è impossibile non averne compiuto almeno uno”, prosegue la nostra fonte. “Anche restare in casa non dà più alcuna sicurezza perché i controlli arrivano in qualunque ora del giorno o della notte”.

L’arresto dei due sacerdoti è avvenuto in concomitanza con l’intensificarsi degli scontri nella diocesi di Pekhon, nella parte meridionale dello Stato Shan, dove le forze della giunta hanno condotto attacchi aerei e generato l’ennesimo esodo di sfollati.

Dopo il colpo di Stato del primo febbraio 2021 da parte del Tatmadaw (l’esercito birmano), nel Paese è scoppiato un conflitto civile. I militari controllano la regione centrale, mentre le milizie etniche anti-golpe si concentrano sui confini accerchiando le forze militari. 

A dicembre è stata bombardata la diocesi di Loikaw, capoluogo dello Stato Kayah: dei suoi quasi 70mila abitanti almeno 60mila si sono ormai spostati nelle vicine città di Taungoo e Taunggyi, o hanno varcato il confine con la Thailandia. Secondo i dati dell’Unhcr i rifugiati interni sono ora oltre 400mila.

Di fronte a questa situazione la Fondazione Pime ha deciso di aprire il Fondo S145 Emergenza Myanmar, per sostenere le iniziative delle Chiese locali, molte delle quali fondate proprio dai missionari del Pime prima dell'espulsione dei missionari stranieri nel 1966. 

L’obiettivo della campagna è dare un aiuto immediato a migliaia di persone, andando a sostenere la rete di accoglienza che le diocesi di Taungoo e di Taunggyi stanno allestendo. Tante realtà religiose locali hanno risposto a questa emergenza e lo stanno facendo mostrando il volto più bello del Myanmar: quello di un popolo che, nonostante le tante sofferenze che hanno segnato la sua storia, sceglie la strada della solidarietà. È a loro che invieremo aiuti, partendo dai bisogni elementari delle persone: un tetto, il cibo, una scuola per i più piccoli, che da due anni ormai – tra pandemia e guerra – non la frequentano più.

Si può donare con causale “S145 – Emergenza Myanmar”: