I vescovi filippini: ‘Non votate chi distorce la verità sugli anni della Legge marziale’

Nell’anniversario dell’Edsa, la rivoluzione pacifica che nel 1986 portò alla caduta di Marcos, il presidente della Conferenza episcopale mons. David ha diffuso una lettera pastorale in vista delle elezioni del 9 maggio, nelle quali il figlio dell’ex dittatore è candidato alla presidenza. “Non ci può essere giustizia senza verità".


Manila (AsiaNews) - Nella campagna elettorale in corso nelle Filippine “ci sono fabbriche di troll che seminano il virus della menzogna”. Ma in un Paese “non ci può essere giustizia senza verità”. È il duro richiamo lanciato oggi a nome di tutti i vescovi del Paese dal presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, mons. Pablo Virgilio David, in una lettera pastorale intitolata “La verità vi farà liberi” (Gv. 8,32). Un documento diffuso non a caso il 25 febbraio, nell’anniversario dell’Edsa, la rivoluzione popolare non violenta che nel 1986 portò alla caduta a Manila del dittatore Ferdinando Marcos.

Nella corsa al voto presidenziale del 9 maggio il figlio dell’ex dittattore, Ferdinando Marcos Jr. - in tandem con Sara Duterte, la figlia del presidente uscente - è il candidato in testa ai sondaggi, grazie anche a una massiccia propaganda che mira a minimizzare la memoria delle ferite degli anni in cui le Filippine furono governate con il pugno di ferro della legge marziale. Proprio su questo aspetto intervengono i vescovi, “consapevoli della complessità della situazione” ma anche della necessità di aiutare un Paese oggi profondamente diviso a ritrovare l’orizzonte del bene comune.  

“Non abbiamo l'ambizione - scrive mons. David - di appropriarci del vostro ruolo distinto di laici nel giusto ordinamento della società e non intendiamo usurpare il ruolo del governo. Siamo qui per fornire una guida morale e spirituale, in accordo con la nostra missione di proclamare la verità della nostra fede”.

“Siamo inorriditi dalla palese e sottile distorsione, manipolazione, insabbiamento, repressione e abuso della verità” denunciano i vescovi citando “il revisionismo storico, la proliferazione di fake news, la semina di informazioni e narrazioni false per influenzare l'opinione della gente, per nascondere la verità, per malignare e ricattare le persone”. Parlano di una “pandemia di bugie” che paralizza la nostra capacità di riconoscere Dio, di rispettare la verità e il bene”.

E proprio “le distorsioni radicali” in circolazione “nella storia della Legge marziale e della Rivoluzione popolare Edsa” sono il cuore del problema. “Il 13 febbraio 1986 -  ricorda la lettera pastorale - diffondemmo una ‘Dichiarazione post-elettorale’ riguardante il sistematico esautoramento degli elettori, la diffusa e massiccia compravendita di voti, la deliberata manomissione dei risultati elettorali, l'intimidazione, le molestie, il terrorismo e l'omicidio. Nella stessa dichiarazione scrivevamo: ‘Un governo che assume o mantiene il potere attraverso mezzi fraudolenti non ha alcuna base morale’. Così, vi abbiamo chiesto di vedere, giudicare e agire, chiaramente non con la violenza, ma con mezzi pacifici. E questo è quanto è successo”.

“La rivoluzione pacifica - scrive ancora mons. David - non è stata un'invenzione di una persona, di un partito o di un colore. È stato il trionfo dell'intero popolo filippino. Molti di noi, vescovi, siamo stati testimoni dell'ingiustizia e della crudeltà della Legge marziale. Le violazioni dei diritti umani, le vittime, la corruzione, il grave debito e il declino economico del Paese a causa della dittatura sono tutti ben documentati”.

Tutto questo - aggiunge ancora il documento della Conferenza episcopale filippina - “è pericoloso, perché avvelena la nostra coscienza collettiva e distrugge le basi morali delle nostre istituzioni. Possiamo permetterci - si domandano i vescovi - che le bugie diventino la base delle nostre leggi e della loro applicazione? Cosa succede a una famiglia o a una società che non è fondata sulla verità? Non ci può essere giustizia senza verità. Anche la carità, senza verità, è solo sentimentalismo. Un'elezione o qualsiasi processo che non sia basato sulla verità non è che un inganno e non ci si può fidare”.

Di qui l’invito rivolto in maniera particolare ai giovani in vista delle elezioni: “Esaminate attentamente ciò che sta accadendo nella ricerca di una società vera e giusta. Impegnatevi nel dialogo e nel discernimento. Ascoltate la vostra coscienza. Siate voi a decidere. Confidiamo - concludono i vescovi - nella vostra capacità di discernere ciò che è vero e buono. Tutti cerchiamo il bene comune. E, alla luce del Vangelo di Gesù, seguiamo il cammino della verità, del bene, della giustizia e della pace - non il cammino della violenza, della vendetta o del male”.