Stato Kachin: almeno 17 morti nel crollo di una miniera di giada

La giunta militare birmana ha impedito l'accesso alle squadre di soccorso nel luogo della frana. I tentativi della Lega nazionale per la democrazia di riformare il settore sono svaniti dopo il colpo di Stato dell'anno scorso. L'estrazione e il contrabbando di gemme verso la Cina continuano a essere una fonte di reddito per i generali e alcune milizie etniche.


Yangon (AsiaNews/Agenzie) - La guerra civile tra l'esercito birmano e le milizie etniche, che da 13 mesi imperversa nel Paese, non ha arrestato lo sfruttamento di risorse e lavoratori: almeno 17 persone sono morte sepolte da una frana in una miniera di giada nello Stato settentrionale del Kachin. Il crollo è avvenuto verso le 22.30 del 28 febbraio vicino al distretto di Hpakant. La Yangon Technical and Trading, l’azienda proprietaria del sito, legata alla giunta militare birmana, ha finora impedito alle squadre di soccorso di accedere al luogo dell’incidente. Fonti locali sostengono che almeno 40 persone siano rimaste intrappolate. 

Secondo Global Witness, un’organizzazione che documenta lo sfruttamento delle risorse naturali nel mondo, nel 2014 il mercato della giada valeva più della metà del prodotto interno lordo del Myanamr: 31 miliardi di dollari (28 miliardi di euro). Altre stime affermano che il 90% della giada commerciata in tutto il mondo provenga dalle miniere locali. Ma decine di persone muoiono ogni anno nei siti birmani di estrazione a causa della scarsa regolamentazione dell’industria mineraria. Dopo il colpo di Stato condotto dal Tatmadaw (l’esercito birmano) il primo febbraio dello scorso anno si è estinta ogni possibilità di riformare il settore, che impiega per lo più lavoratori migranti che cercano tra i detriti di terra a mani nude e vende i propri prodotti (in maniera illegale) soprattutto in Cina. 

"I diritti dei lavoratori nelle miniere di giada non sono mai garantiti dalla legge: ogni volta che muoiono in una frana, le famiglie ottengono un piccolo compenso", ha spiegato in forma anonima un attivista ambientale interpellato da Agence France Press. Molti minatori, oltre a non essere in regola, sono dipendenti da droghe per sopportare le dure condizioni di lavoro.

Per l’estrazione della gemma preziosa viene in un primo momento utilizzata la dinamite, importata nel Paese da Aung Pyae Sone. È il figlio del capo della giunta militare al potere, il generale Min Aung Hlaing. Lo ha spiegato ad Al Jazeera Keel Dietz, coautore dell’ultimo report pubblicato l’anno scorso da Global Witness. Dopo l’esplosione le macerie vengono raccolte da dei macchinari e scandagliate dai minatori. Hpakant è tristemente nota per essere una zona ad alto rischio di frane, spesso causate dalle pesanti piogge: nel 2020 almeno 300 lavoratori sono morti nel peggiore incidente mai registrato nel Paese.

Durante la precedente guerra civile, che ha visto scontrarsi le milizie etniche del Kachin e i militari birmani, gemme e pietre preziose hanno finanziato entrambe le parti in conflitto. Negli anni ‘90 era il Tatmadaw però a controllare la regione di Hpakant, e solo nel 2016 la Lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, era riuscita ad attuare una serie di riforme, come la sospensione di nuove licenze, per tagliare il circolo vizioso tra corruzione, conflitti etnici e commercio delle gemme. 

Prima del golpe ai comandanti militari venivano pagate tangenti affinché lasciassero passare i contrabbandieri ai posti di blocco da Hpakant a Myitkyina e a Mandalay. Se il venditore cinese guadagnava 500 dollari dalla vendita delle pietre verdi, l’intermediario ne guadagnava 150 e il minatore 60. Dopo il colpo di Stato anche le milizie etniche che si concentrano lungo le frontiere del Paese hanno aumentato il loro coinvolgimento nel contrabbando illegale di gemme per finanziare l’acquisto di armi.

Di recente l’Unione europea ha cercato di colpire con sanzioni le altre fonti di reddito della giunta birmana, tra cui le compagnie petrolifere e del gas, industrie che tra il 2020 e il 2021 avevano fruttato al Myanmar entrate estere per un ammontare di 1,5 miliardi di dollari.