Guerra in Ucraina: famiglie russe in crisi
di Vladimir Rozanskij

L’invasione ordinata da Putin ha provocato una spaccatura generazionale: i giovani criticano il regime, gli anziani sostengono il presidente russo. Per la propaganda del Cremlino, gli ucraini bombardano le proprie case. Il conflitto sta distruggendo i nuclei familiari in Russia.


Mosca (AsiaNews) – Tra i tanti aspetti tragici dell’invasione russa dell’Ucraina ci sono gli effetti dirompenti sulle famiglie in Russia, dovuti soprattutto alla perdita di tanti giovani vite dei militari mandati allo sbaraglio. In via ufficiale il Cremlino ammette numeri molto ridotti, qualche centinaio di perdite rispetto alle tante migliaia denunciate dagli ucraini.

I cadaveri vengono rimpatriati quasi di nascosto, ma i primi funerali “silenziosi” si sono già svolti nelle regioni caucasiche vicine alle zone belliche, come Cecenia, Inguscezia, Kabardino-Balkaria, Astrakhan, Ossezia del nord, Krasnodar e Daghestan. Da questi territori i lamenti delle madri si diffondono anche sulla stampa, come documenta Kavkaz.Realii, una delle tante agenzie a rischio di chiusura da parte delle autorità russe.

Le famiglie in tutta la Russia vivono questi frangenti in condizioni drammatiche non solo per la perdita fisica dei giovani sacrificati alla follia bellica, ma anche per le divisioni ideologiche sui motivi stessi della “operazione militare speciale”, come viene definita dal governo. Molti figli rompono i legami con i genitori e con gli amici per questi motivi.

La 28enne Ekaterina, fitness-trainer della regione di Rostov, vicina al Donbass, racconta di sua madre, direttrice della locale Casa della Cultura, che ha sempre sostenuto il governo anche quando erano evidenti le sue manovre antidemocratiche, come nei brogli elettorali a cui lei stessa ha dovuto assistere. Ora in famiglia ci si spacca sulla guerra: il padre tassista crede fermamente alle minacce della Nato e approva l’invasione, dando ogni colpa agli Usa. La madre dubita, ma spiega alla figlia che “sono stati gli ucraini a chiederci aiuto, non discutere o mi saltano i nervi, tanto non dipende comunque da noi”. Ekaterina ha smesso di andare a trovare i genitori, e suo marito si trova nella stessa situazione con i suoi, che sono ancora più anziani e più fermamente sostenitori di Putin.

La lite è diventata inevitabile dopo un video passato tra la chat di famiglia, in cui si denunciava l’assalto, e la suocera si è scagliata contro Ekaterina e il marito chiamandoli “traditori” e gridando di “aver vissuto inutilmente gli ultimi 30 anni”, dopo la fine dell’Urss. L’unico a tacere è il suocero originario dell’Ucraina, che non può evidentemente pronunciarsi per non divorziare a quasi 90 anni. Secondo Ekaterina, le persone che sostengono Putin lo fanno “perché non gli funziona più il cervello, o perché non hanno mai avuto una coscienza”.

Ai confini tra la provincia di Rostov e il Caucaso vive un’altra giovane donna intervistata: la 24enne Viktoria, visagista e illustratrice di professione. I genitori vivono lontano, e fino alla guerra i rapporti con loro erano “teneri e calorosi”, ma ora è un inferno. La madre ripeteva spesso “voi giovani non sapete che disastro c’era prima di Putin”, esprimendo la sua totale fiducia nel leader, sostenuta con più discrezione dal marito.

“I miei si bevono tutta la propaganda della televisione, anche se potrebbero benissimo informarsi altrove; non sono vecchi, anche mia nonna sa usare TikTok”, spiega Viktoria. I giovani sperano che le generazioni più mature aprano gli occhi davanti alla guerra: una cosa infatti è la garanzia di sicurezza e relativo benessere, altra cosa è la morte e la distruzione. La madre di Viktoria ha solo 45 anni, eppure si richiama ai più polverosi slogan sovietici contro “l’aggressione dell’Occidente”.

Il 28enne manager Arkadij di Krasnodar si riteneva apolitico, e ha iniziato a interessarsi di questi problemi quando il gruppo di Naval’nyj ha denunciato gli sfarzi del premier Medvedev nel 2017. La madre 50enne è convinta dalla propaganda televisiva che siano gli ucraini a buttare le bombe sulle loro stesse case, ed è impossibile convincerla del contrario: se le si mostrano le notizie da internet, lei risponde “in tv hanno detto che sono tutte fake news”. Arkadij conclude sconsolato che “presto non riuscirò più a vivere e a lavorare tra persone che sostengono il genocidio di un popolo fratello, a cominciare da mia madre”.

Il sito riporta molte altre testimonianze simili, per la maggior parte dissidi tra genitori e figli, ma anche tra coetanei, parenti e conoscenti. Se la guerra è stata iniziata anche per “difendere i nostri valori”, di certo oltre a molte vite sta distruggendo molte famiglie, cioè uno dei valori più importanti proclamati dal regime.