Gujarat: prove infondate, archiviate le accuse alle Missionarie della Carità
di Nirmala Carvalho

Secondo il procuratore locale non c'è nessuna prova delle "conversioni forzate" nell'ostello di Varadara delle suore di Madre Teresa. La vicenda era stata cavalcata dallo stesso Comitato per la tutela dei minori con un'ispezione nella struttura. Le religiose: "Andremo avanti a servire i più poveri". Ma la campagna anti-conversioni dei fondamentalisti indù non si ferma.  


Mumbai (AsiaNews) - Nello Stato indiano del Gujarat il tribunale locale ha accantonato il procedimento legale aperto contro la casa delle Missionarie della Carità di Vadodara per le accuse di conversioni forzate avanzate nei loro confronti. La decisione archivia una delle azioni portate avanti con maggior clamore dai nazionalisti indù negli ultimi mesi nella campagna anti-conversioni, con protagonista lo stesso Comitato che si occupa della tutela dei minori, sempre più spesso utilizzato per accuse nei confronti delle istituzioni educative cristiane.  

La vicenda era cominciata il 9 dicembre con un’ispezione del Comitato al Nirmala Shishu Bhavan, un centro di accoglienza gestito dalle suore di Madre Teresa dove sono ospitate 48 ragazze, 22 delle quali fisicamente o mentalmente disabili. Il 12 dicembre era stato il Comitato stesso a presentare una denuncia alla polizia di Makarpura accusando le suore di voler convertire le ragazze, violando così la legge anti-conversioni in vigore nel Gujarat dal 2003. Insieme alla denuncia veniva chiesto di trasferire le ospiti in un’altra struttura di accoglienza, strappandole alle cure delle suore.

Le accuse si sono rivelate talmente infondate che è stato lo stesso procuratore a riconoscere nel memoriale inviato al tribunale che non c’è nessuna base seria per procedere contro le Missionarie della Carità. Dalla casa di accoglienza di Vadodara sr. Clarissa commenta ad AsiaNews: “Dio ci è stato vicino anche se abbiamo dovuto affrontare questa difficile situazione. Siamo grate a Lui e a tutti coloro che ci hanno espresso vicinanza, comprese tante persone di altre fedi che ci hanno incoraggiato ad andare avanti nel nostro lavoro. Continueremo a svolgere il nostro servizio in favore dei più poveri tra i poveri”. L’amministratore apostolico della locale diocesi di Baroda, mons. Stanislaus Fernandes, aggiunge ad AsiaNews: “Per il momento il procedimento è accantonato per mancanza di prove. Questo è motivo di sollievo, ma vogliamo ricorrere comunque all’Alta Corte affinché venga definitivamente chiuso”.

Se in Gujarat questa vicenda sembra destinata a chiudersi, lo stesso non si può purtroppo dire della campagna anti-cristiana dei fondamentalisti indù. Nei giorni scorsi un nuovo grave episodio si è verificato a Delhi dove Kelom Tet, un pastore evangelico che vive nell’area di Fatehpuri Berri, ha denunciato alla polizia di essere stato malmenato e umiliato da un gruppo di sconosciuti che lo accusavano di operare conversioni. Hanno cercato di strappargli la sua Bibbia e lo hanno costretto a cantare un’invocazione indù. Nello Stato del Karnataka, invece, mercoledì scorso migliaia di cattolici hanno dato vita a una catena umana silenziosa per protestare contro la legge anti-conversioni proposta dal governo locale e in discussione all’Assemblea legislativa.