Con 5.530 misure punitive, la Russia è il Paese più colpito al mondo. Il rischio probabile di diventare un “paria finanziario” a livello globale. Attesa crisi in tutti i settori, da quello bancario a quello delle costruzioni. La Cina non potrà compensare le mancate esportazioni di gas e petrolio russi all’Europa.
Mosca (AsiaNews) – La Russia ha raggiunto la cifra record di 5.530 sanzioni, diventando il Paese più colpito al mondo da queste misure punitive. Secondo il portale Castellum.ai, il Cremlino ha superato la “concorrenza” di Iran, Siria, Corea del Nord, Venezuela, Myanmar e Cuba. Dal 22 febbraio a oggi, gli Usa e i suoi alleati hanno emanato 2.778 nuove restrizioni, la maggior parte delle quali riguardano persone fisiche (2.427). La nazione che ha imposto più sanzioni di tutti alla Russia è la Svizzera, con 568 interventi.
Uno dei fondatori di Castellum, Piter Pjateckij, ha dichiarato a Bloomberg che si tratta di una “guerra nucleare finanziaria”, e che la Russia “in meno di due settimane si trasformerà in un paria finanziario”. Fino all’invasione dell’Ucraina, il Paese più sanzionato era l’Iran con 3.616 misure, colpito per i suoi programmi nucleari e missilistici.
Ora in Russia crollano i settori dello stoccaggio, dell’affitto di locali a uso ufficio e di attività commerciali. In difficoltà anche i trasportatori di prodotti d’importazione e la vendita di questi stessi prodotti: tutto sprofonda in un abisso da cui sarà impossibile risalire non si sa per quanto tempo. La svalutazione galoppante del rublo rende poi inaccessibili ai consumatori tutti i prodotti d’importazione, come accadeva negli anni ‘90. Il settore bancario subisce fortissime riduzioni e improvvise nazionalizzazioni, che comunque servono a poco.
Non è ancora chiaro il destino dell’aviazione civile. Senza manutenzione e forniture, tra un anno al massimo gli Airbus e i Boeing, che costituiscono il 90% del parco aerei nazionale non potranno più volare senza costituire un serio pericolo per i passeggeri. Il settore edilizio e abitativo resiste per ora grazie agli incentivi statali, che però nei prossimi mesi non potranno essere rinnovati. Si smetterà dunque di costruire nuove case, lasciando deperire sempre più le attuali, per non parlare di tutto l’indotto dell’edilizia.
La Cina dovrebbe sostituire le esportazioni verso gli Usa e l’Unione europea, aggirando così le sanzioni occidentali; si parla di migliaia di miliardi di dollari in gioco. Anche ammesso che i cinesi si accollino tale gravoso carico, basterebbe uno schiocco delle dita di Pechino per affossare qualunque settore dell’industria e del commercio in Russia. I pagamenti avverrebbero in yuan, con cui si comprerebbero petrolio e gas a prezzi risibili rispetto al mercato mondiale. Per non parlare del fatto che la conversione delle forniture di gas dall’Europa alla Cina costerebbe cifre astronomiche, stimate da una base di 250 miliardi di dollari – da investire in nuovi gasdotti. E la Cina in cambio dei debiti non pagati potrebbe chiedere ai russi asset infrastrutturali.
Nella migliore delle ipotesi, i cinesi useranno la Russia come riserva per lavori a basso costo, trasferendo in essa le produzioni più “sporche” e usuranti. La Russia diventerebbe così per la Cina, ciò che oggi la Cina rappresenta per i Paesi sviluppati.