Li Keqiang: cooperazione, non scontro con gli Usa (Putin può aspettare)
di Emanuele Scimia

Ultimo intervento per il premier uscente cinese alla chiusura delle “due sessioni”. Aperture agli Usa per superare la crisi economica globale causata dalla pandemia. Per Pechino un grande accordo con gli Usa è meglio di una “quasi-alleanza” tattica con Mosca. Confronto con Washington non paga in un momento difficile per l’economia cinese.


Roma (AsiaNews) – Cooperazione, non scontro con gli Usa. È l’auspicio espresso oggi dal premier Li Keqiang nella sua ultima conferenza stampa a conclusione delle “due sessioni” (Lianghui): la convocazione annuale congiunta dell’Assemblea nazionale del popolo e della  Conferenza politica consultiva del popolo cinese, chiamate a formalizzare decisioni già prese dal presidente Xi Jinping e dalla leadership del Partito comunista cinese.

Secondo Li, le differenze tra le due potenze possono essere superate e le loro relazioni “vanno avanti” tra alti e bassi. Egli ha sottolineato che lo scorso anno, nonostante la guerra commerciale con Washington, il commercio bilaterale è cresciuto del 30% a 681 miliardi di euro (con un aumento però del disavanzo statunitense). Per il primo ministro cinese, la rimozione dei dazi Usa favorirebbe un’ulteriore, benefica crescita degli scambi.

Dalla sua posizione conciliatoria verso gli Stati Uniti emerge un aspetto significativo: che malgrado la decantata “quasi-alleanza” o “amicizia senza limiti” con la Russia di Putin, l’obiettivo di fondo della leadership cinese rimane quello di raggiungere un grande accordo di coesistenza con Washington.

Sulla crisi in Ucraina, Li ha mantenuto la linea ufficiale del regime, senza usare la parola “invasione” per descrivere l’operazione armata di Mosca contro Kiev. Rispetto al conflitto, la Cina si barcamena tra salvaguardare la partnership “tattica” con il Cremlino e confermare il principio internazionale di non interferenza negli affari di uno Stato sovrano come l’Ucraina.

Per quanti invocano un intervento diplomatico della Cina per mettere fine alla guerra, ieri il ministro cinese degli esteri Wang Yi ha detto che il suo governo spera in un rapido cessate il fuoco, sottolineando però che quella in Ucraina è una “crisi europea”. Tradotto: Pechino non interverrà direttamente nella contesa, ma appoggerà gli sforzi di pacificazione degli attori maggiormente interessati più come un “suggeritore”, che come un mediatore o facilitatore.

Il dipartimento Usa del Tesoro sostiene che la Cina non è corsa in aiuto della Russia per aggirare o mitigare gli effetti delle sanzioni occidentali. I cinesi mostrano cautela nel fare affari con Mosca in questo momento. Ad esempio, media di Stato russi hanno riportato la notizia che Pechino ha “rifiutato” di fornire le compagnie aeree russe con parti di ricambio: ne hanno bisogno per rimpiazzare le forniture di Boeing e Airbus bloccate dalle sanzioni.

Il governo cinese ha stabilito un obiettivo di crescita del 5,5% per quest’anno, che secondo diversi esperti appare difficile da raggiungere, anche alla luce di una spesa per i consumi che non decolla, come evidenziato dallo stesso Li. La Cina fatica a uscire dalla crisi del Covid-19: oggi le autorità sanitarie hanno registrato più di 1.000 casi di contagio, il dato più alto dai primi mesi di pandemia a inizio 2020. Ai dati in peggioramento sul continente, si aggiungono quelli di Hong Kong, costretta a rinviare a maggio le elezioni di questo mese per il rinnovo del capo dell’esecutivo cittadino.

Per aiutare le piccole e medie imprese, le più colpite dalla crisi sanitaria globale, Li ha annunciato tagli alle tasse per 2.500 miliardi di yuan (358 miliardi di euro) e rimborsi fiscali del 100% per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il premier cinese ha ricordato che solo quest’anno ci saranno 16 milioni di nuovi lavoratori da impiegare, 10,7 milioni dei quali laureati. Senza contare che 200 milioni di cinesi hanno lavori part-time e necessitano di protezione sociale. Un dato rilevante se si tiene conto che il progressivo invecchiamento della popolazione porterà a un inevitabile incremento della spesa pensionistica.

La realtà è che il vantaggio strategico di avere gli Stati Uniti impegnati in Europa contro la Russia, nella speranza di vedere forze e risorse statunitensi distratte dal Pacifico occidentale (soprattutto Taiwan), non compensa le dolorose perdite economiche a breve-medio termine per la Cina. Li ha detto in modo chiaro che la guerra russo-ucraina – e le sanzioni dell’Occidente a Mosca – minacciano la ripresa mondiale dalla pandemia.