Modi in Gujarat, venditori ambulanti sgomberati per tre giorni

In occasione della visita del premier indiano nel suo Stato natale dopo la vittoria del Bjp nelle elezioni, imposta la chiusura delle attività. Le autorità hanno effettuato anche arresti preventivi. Un gruppo di attivisti ha inviato una lettera di protesta direttamente al primo ministro.


New Delhi (AsiaNews) - Oltre 80 cittadini del Gujarat hanno inviato una lettera al primo ministro indiano Narendra Modi esprimendo “preoccupazione” per l’ordine dato ai venditori ambulanti di chiudere la loro attività in occasione della visita del capo del governo.

Secondo i firmatari la municipalità di Ahmedabad e le altre città dello Stato hanno disposto delle misure di sicurezza che ledono i diritti fondamentali dei lavoratori, tra cui la sospensione delle attività commerciali lungo le arterie principali dal 10 al 12 marzo.

Per quanto “sia comprensibile” che “al passaggio del convoglio o quando il premier tiene degli incontri in luoghi particolari i negozi possano chiudere per qualche ora”, scrivono gli attivisti del Gujarat, “emettere ordini generali come quello di sospendere gli affari per 2 o 3 giorni è inumano e viola il diritto alla vita e al sostentamento di migliaia di persone”, ed evidenzia “una totale mancanza di capacità di gestire i dettagli della sicurezza senza interrompere la vita normale dei cittadini”.

Ieri Modi ha cominciato il tour nel suo Stato natale: atterrato all'aeroporto di Ahmedabad si è diretto verso la sede del Bharatiya Janata Party a Gandhinagar per celebrare la vittoria ottenuta dal partito in cinque Stati indiani. 

Questa “pratica abusiva”, cominciata nel 2014-15, viene accompagnata dall’arresto preventivo di persone con precedenti penali e di cittadini con la licenza per le armi da fuoco, ma anche di attivisti e persone innocenti “solo perché possono aver espresso dissenso o opposizione al governo: tali azioni sono incostituzionali, e quando si ricorre ad esse apparentemente per la sicurezza del primo ministro, si erode la democrazia e la fiducia dei cittadini nella leadership”, si legge nel documento, in cui i firmatari, tra cui il p. gesuita Cedric Prakash, si rivolgono direttamente al primo ministro.

Tutto ciò “scredita ancora una volta la dignità dell'augusto ufficio che lei occupa in qualità di premier della più grande democrazia del mondo. In effetti crediamo che se durante la sua visita fossero permesse proteste sicure e ordinate, l'immagine del nostro Paese ne uscirebbe decisamente migliorata. Ma anche se ciò non fosse permesso, la detenzione preventiva e gli arresti dovrebbero essere fermati al più presto; e suggeriamo che Lei intervenga personalmente per fermare tali atti antidemocratici da parte delle forze di polizia”.