Papa al mondo in guerra: 'Ritorniamo a Dio'

Nella basilica vaticana davanti alla Madonna di Fatima l'atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria nel cuore di un conflitto "crudele e insensato". Un gesto preceduto da una liturgia penitenziale perché "abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie secolo scorso" e solo il perdono di Dio può "cambiare il nostro cuore e il mondo". L'affidamento alla Madre "non è un atto magico, ma consegnarsi come bambini spaventati nelle sue mani". 


Città del Vaticano (AsiaNews) – “Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno". Con queste parole al centro della preghiera da lui composta per l’occasione papa Francesco ha compiuto questa sera nella basilica di San Pietro l’atto di consacrazione del mondo - e in modo speciale della Russia e dell’Ucraina - al Cuore Immacolato di Maria, nel contesto della drammatica guerra che insanguina l’Europa. "Tu, stella del mare - ha detto ancora il pontefice - non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra. Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione. Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono. Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.”.

L'atto di affidamento è avvenuto davanti alla statua delle Vergine di Fatima venerata nel santuario di san Vittorino, alle porte di Roma, portata per l’occasione nella basilica vaticana. Un gesto compiuto in comunione con il rito analogo presieduto in contemporanea a nome del papa dall’elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, nel luogo delle apparizioni in Portogallo e da tutti gli altri vescovi nelle diocesi del mondo. Un gesto non a caso preceduto da una liturgia penitenziale che Francesco ha voluto in questa solennità mariana dell’Annunciazione perché “abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore”. Papa Francesco stesso si è accostato al sacramento della riconciliazione in un confessionale collocato presso l’altare di san Basilio Magno, nella basilica vaticana. E lì - successivamente - ha personalmente confessato alcuni fedeli.

“Troppo spesso - aveva spiegato poco prima nell’omelia della celebrazione - pensiamo che la confessione consista nel nostro andare a Dio a capo chino. Ma non siamo anzitutto noi che torniamo al Signore; è Lui che viene a visitarci, a colmarci della sua grazia, a rallegrarci con la sua gioia. Confessarsi è dare al Padre la gioia di rialzarci”.

Ed è con questo sguardo che il papa invita a guardare anche al dramma della guerra: “In questi giorni notizie e immagini di morte continuano a entrare nelle nostre case, mentre le bombe distruggono le case di tanti nostri fratelli e sorelle ucraini inermi. L’efferata guerra, che si è abbattuta su tanti e fa soffrire tutti, provoca in ciascuno paura e sgomento. Avvertiamo dentro un senso di impotenza e di inadeguatezza”. Come Maria nell’Annunciazione - ha annotato il pontefice - “abbiamo bisogno di sentirci dire ‘non temere’. Ma non bastano le rassicurazioni umane, occorre la presenza di Dio, la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore. Ritorniamo a Dio, al suo perdono”.

“Noi da soli - ha proseguito il papa - non riusciamo a risolvere le contraddizioni della storia e nemmeno quelle del nostro cuore. Abbiamo bisogno della forza sapiente e mite di Dio, che è lo Spirito Santo. Abbiamo bisogno dello Spirito d’amore, che dissolve l’odio, spegne il rancore, estingue l’avidità, ci ridesta dall’indifferenza”. Spesso - ha osservato Francesco - ci dimentichiamo di chiedere a Dio “ciò che è più importante e che Lui desidera darci: lo Spirito Santo, la forza per amare. Senza amore, infatti, che cosa offriremo al mondo? Qualcuno ha detto che un cristiano senza amore è come un ago che non cuce: punge, ferisce, ma se non cuce, se non tesse, se non unisce, non serve. Oserei dire: non è cristiano. Per questo c’è bisogno di attingere dal perdono di Dio la forza dell’amore, lo stesso Spirito disceso su Maria. Perché, se vogliamo che il mondo cambi, deve cambiare anzitutto il nostro cuore”.

Di qui la scelta di “portare al Cuore immacolato di Maria tutto ciò che stiamo vivendo: rinnovare a lei la consacrazione della Chiesa e dell’umanità intera e consacrare a lei, in modo particolare, il popolo ucraino e il popolo russo, che con affetto filiale la venerano come Madre. Non si tratta di una formula magica - ha precisato papa Francesco - ma di un atto spirituale. È il gesto del pieno affidamento dei figli che, nella tribolazione di questa guerra crudele e insensata che minaccia il mondo, ricorrono alla Madre, come fanno i bambini quando sono spaventati. Lo fanno gettando nel suo Cuore paura e dolore, consegnando sé stessi a lei. È riporre in quel Cuore limpido, incontaminato, dove Dio si rispecchia, i beni preziosi della fraternità e della pace, tutto quanto abbiamo e siamo, perché sia lei, la Madre che il Signore ci ha donato, a proteggerci e custodirci”.

“Avvenga per me secondo la tua parola” risponde la Madonna all’angelo. “La Madre di Dio – ha concluso Francesco - dopo aver detto il suo sì, affrontò un lungo viaggio in salita verso una regione montuosa per visitare la cugina incinta (cfr Lc 1,39). Prenda oggi per mano il nostro cammino: lo guidi attraverso i sentieri ripidi e faticosi della fraternità e del dialogo, sulla via della pace”.