Dal khmer al malayalam le lingue della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

Anche nelle lingue dell'Asia si è compiuto il gesto voluto da papa Francesco per invocare la pace tra Russia e Ucraina e nel mondo intero. Nella vicinanza alle vittime della guerra in Europa anche l'eco di tanti conflitti locali, dal Myanmar alle Filippine. 


Milano (AsiaNews) - Anche nelle Chiese dell’Asia il 25 marzo è stato vissuto con grande intensità il gesto della Consacrazione del mondo - e in particolare della Russia e dell’Ucraina - al Cuore Immacolato di Maria. Nonostante le difficoltà legate ai fusi orari sono state tante le diocesi che hanno accolto l’invito a unirsi in preghiera alla stessa ora in cui il papa presiedeva questo atto solenne nella basilica di San Pietro.

Proprio per favorire una partecipazione globale dei fedeli tra le 36 lingue in cui il sito internet del Vaticano ha diffuso il testo della preghiera scritta da papa Francesco, c’erano anche tante lingue parlate in Asia: oltre all’hindi e al cinese, sono stati diffuse versioni in coreano, thailandese, farsi, malayalam (la lingua parlata nel Kerala), giapponese (anche se quest’ultima versione la Conferenza episcopale locale è dovuta intervenire a correggere il testo, per uniformare alcuni termini a quelli comunemente utilizzati nella preghiera dalle comunità cattoliche giapponesi). In altri casi sono state le Chiese locali a procedere autonomamente alla traduzione: è avvenuto per esempio nella piccola comunità cattolica di Phnom Phen, in Cambogia, dove il vicario apostolico mons. Olivier Schmitthaeusler insieme a un gruppo di fedeli si sono riuniti per pregare in khmer il rosario e l’atto di consacrazione al santuario di Nostra Signora del Mekong, Regina della pace.

A Nazareth, alla basilica dell’Annunciazione – il luogo dove secondo una tradizione antichissima sarebbe avvenuto l’annuncio dell’angelo a Maria - è stato il patriarca latino di Gerusalemme a compiere l’atto di consacrazione al termine della Messa solenne per la festività. “Qui in Terra Santa – aveva detto poco prima nell’omelia - sappiamo cosa sia la guerra, come questa entri nel cuore delle persone e diventi un modo di pensare, crei divisioni profonde e frustrazione, eriga muri fisici e umani, distrugga prospettive di fiducia, di visione e di pace. Proprio per questo, perché sappiamo cosa significa tutto ciò e l’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, pregheremo dunque per quei popoli, per i loro governanti e soprattutto per i piccoli del Vangelo, le madri, i bambini, gli anziani rimasti senza casa, soli, alla mercé di violenza incomprensibile, dettata da calcoli umani di corto respiro e senza prospettiva. La Vergine di Nazareth, che qui in questo luogo diventa la Madre di Gesù, interceda per loro e per i tanti che nel mondo stanno soffrendo queste stesse situazioni”.

Guardare insieme le ferite che sconvolgono l’Ucraina e quelle che insanguinano il Myanmar: è l’invito rivolto in questa occasione dall’arcivescovo di Yangon, il cardinale Charles Bo. “Mentre il papa – ha scritto in un tweet – consacra la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, ci uniamo anche noi alla preghiera di consacrazione e riponiamo la nostra completa fiducia nelle mani di Maria nel mezzo dell’escalation del conflitto e la minaccia dell’uso di armi di distruzione di massa in Myanmar”.

A Mumbai in India - in contemporanea con il gesto del papa in Vaticano - una celebrazione si è tenuta alle 9,30 della sera alla basilica del Monte di Maria. Circa 80 religiosi e laici si sono riuniti in preghiera guidati dal vescovo ausiliare John Rodrigues, che è rettore del santuario. Nella sua omelia ha invitato i fedeli a non cedere alla disperazione, ma – come invita san Paolo – di “guardare al se stessi”, per convertire il proprio cuore. Si è pregato per “i leader religiosi e i capi delle nazioni perché possano ritrovarsi inseieme sulla via della pace”. In contemporanea il cardinale Oswald Gracias ha guidato una mezz’ora di adorazione eucaristica che è stata trasmessa in diretta sul canale YouTube dell’arcidiocesi. In una lettera all’arcidiocesi aveva rivolto l’invito a “unirsi tutti al Santo Padre nelle sue preghiere per portare la pace a un mondo che vede sempre più crescere la violenza e in particolare per la fine di questa guerra che minaccia di trascinare altri Paesi in una spirale di violenza”.

Alla celebrazione presieduta nelle Filippine dall’arcivescovo di Manila, il cardinale José Advincula, nella cattedrale sono stati invitati anche gli ambasciatori di numerosi Paesi. Il rito si è tenuto alle 6 del pomeriggio, mentre a mezzanotte - l’ora corrispondente al momento guidato dal papa in Vaticano – la preghiera è avvenuta nelle singole parrocchie. “Siamo qui riuniti – ha detto Advincula – per piangere le vite strappate dalla follia dell’uomo in molte guerre, incluso nelle nostre amate Filippine. Siamo uniti nella contrizione, domandando il perdono e la misericordia di Dio. Perché impariamo davvero a comportarci da fratelli gli uni con gli altri”.

(ha collaborato Nirmala Carvalho)