Papa: è giunto il momento di abolire la guerra

A più di un mese dall'inizio del conflitto "crudele e insensato" in Ucraina Francesco ha rinnovato l'appello a "far tacere le armi e a trattare seriamente sulla pace". "Non dobbiamo abituarci alla guerra. Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani per cancellarla prima che sia lei a cancellare l'umanità dalla storia".


Città del Vaticano (AsiaNews) - A più di un mese dall’inizio “dell’invasione dell’Ucraina, di questa guerra crudele e insensata” occorre convertire “lo sdegno di oggi nell’impegno di domani”, affinché di fronte al pericolo di autodistruggersi l’umanità metta al bando la guerra. Lo ha detto oggi papa Francesco rivolgendosi ai fedeli presenti in piazza San Pietro per l’appuntamento domenicale con la preghiera dell’Angelus.

“Ogni guerra – ha detto Francesco - rappresenta una sconfitta per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i loro figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”. Citando il dato secondo cui un bambino su due in Ucraina oggi è sfollato, il pontefice ha commentato dicendo che “questo vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego”.

“La guerra – ha proseguito il papa - non può essere qualcosa di inevitabile. Non dobbiamo abituarci alla guerra. Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché se da questa vicenda usciremo come prima saremo in qualche modo tutti colpevoli. Di fronte al pericolo di autodistruggersi l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia”.

Di qui l’invito ai responsabili politici a “riflettere su questo, impegnarsi su questo. E, guardando alla martoriata Ucraina, di capire che ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti. Perciò - ha ammonito Francesco - rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace”.

Ai fedeli ha rinnovato l’invito a “pregare ancora senza stancarci la Regina della pace alla quale abbiamo consacrato l’umanità, in particolare l’Ucraina e la Russia, con una partecipazione grande e intensa per la quale ringrazio tutti voi”.

Prima dell’Angelus papa Francesco aveva commentato il brano di Vangelo del figliol prodigo, proposto dalla liturgia di oggi (Lc 15,11-32), soffermandosi in particolare sul dialogo tra il Padre misericordioso e il fratello maggiore. Questi “nel rapporto con il Padre basa tutto sulla pura osservanza dei comandi, sul senso del dovere. Può essere anche il nostro problema con Dio: perdere di vista che è Padre e vivere una religione distante, fatta di divieti e doveri. E la conseguenza di questa distanza è la rigidità verso il prossimo, che non si vede più come fratello”.

Il Padre “cerca di fargli capire che per lui ogni figlio è tutta la sua vita”. Uno stato d’animo – ha commentato il papa – che conoscono bene i genitori “che si avvicinano molto al sentire di Dio”. “Il Padre apre il cuore al figlio maggiore e gli esprime due bisogni, che non sono comandi, ma necessità del cuore: far festa e rallegrarsi”. Far festa per “aiutare a superare la paura e lo scoraggiamento, che possono venire dal ricordo dei propri peccati, offrire una calda accoglienza, che incoraggi ad andare avanti. Dio non sa perdonare senza fare festa”. E poi rallegrarsi perché “chi ha un cuore sintonizzato con Dio, quando vede il pentimento di una persona, per quanto gravi siano stati i suoi errori, se ne rallegra. Non rimane fermo sugli sbagli, non punta il dito sul male, ma gioisce per il bene, perché il bene dell’altro è anche il mio”. “La Vergine Maria – ha concluso - ci insegni ad accogliere la misericordia di Dio, perché diventi la luce in cui guardare il nostro prossimo”.