Dopo l'attentato di Bnei Brak due palestinesi uccisi in uno scontro a fuoco con le Forze di sicurezza durante una irruzione in un campo profughi a Jenin. Accoltellato un 28enne israeliano a bordo di un bus, ucciso l’assalitore. La visita alla Spianata delle Moschee del parlamentare di estrema destra Ben-Gvir rischia di alimentare nuove violenze alla vigilia del Ramadan.
Gerusalemme (AsiaNews) - Tre palestinesi uccisi, un israeliano ferito in modo grave e il parlamentare di estrema destra Ben-Gvir che va alla Spianata delle Moschee gettando ulteriore benzina sul fuoco. Resta altissima la tensione in Israele e Palestina, dove nei giorni scorsi si sono registrati tre diversi attacchi che hanno colpito (anche) civili, causando la morte di almeno 11 persone e rilanciato i timori di una escalation incontrollata.
In mattinata, un 28enne israeliano è rimasto gravemente ferito dopo essere stato colpito con un cacciavite da un palestinese: era a bordo di un bus nei pressi dell’insediamento di Efrat, in Cisgiordania. Dopo un primo soccorso, il giovane è stato trasferito nell’ospedale di Shaare Zedek, a Gerusalemme, dove i medici lo hanno sottoposto a intervento chirurgico. L’assalitore sarebbe il 38enne palestinese Nidal Jaa'fra, originario di Betlemme, ucciso a colpi di arma da fuoco da un altro passeggero - un civile armato - presente sul mezzo al momento dell’aggressione.
Sempre oggi due palestinesi (di 17 e 23 anni) sono rimasti uccisi e altri tre feriti in modo grave, in uno scontro a fuoco ingaggiato con reparti dell’esercito e della sicurezza israeliani impegnati in una operazione di controllo e pattugliamento nel campo profughi di Jenin. Ferito, seppur in modo lieve, un soldato israeliano. L’obiettivo del raid era quello di arrestare un palestinese sospettato di legami con l’attacco terroristico della sera del 29 marzo a Bnei Brak, in cui sono morte cinque persone.
Il centro alle porte di Jenin è stato teatro di una delle battaglie più cruente della seconda intifada palestinese: nell’aprile 2002 le forze israeliane si sono scontrate con militanti palestinesi nel campo, causando la morte di 23 soldati israeliani e oltre 50 palestinesi. Negli ultimi anni l’Autorità palestinese, che amministra parti della Cisgiordania, ha sempre faticato a controllare l’area e le forze di sicurezza israeliane sono state spesso obiettivo dei colpi esplosi dai palestinesi.
In un clima di crescente tensione Itamar Ben-Gvir, parlamentare del partito di estrema destra Otzma Yehudit, si è recato questa mattina alla Spianata delle moschee, nella città vecchia, durante la quale ha lanciato un “messaggio” ad Hamas del quale sarebbe un obiettivo: “La mia visita - ha detto - porta con sé un semplice messaggio: non mi arrendo e mi piego al terrore. Lo Stato di Israele non deve arrendersi e piegarsi ai terroristi che vogliono ucciderci”. Chi “controlla il monte” [del tempio, denominazione ebraica della Spianata] controlla “tutta Israele. Anche il nemico lo sa”.
Per motivi di sicurezza legati alla recente ondata di violenze, le autorità hanno disposto l’invio di altri 3mila uomini nell’area in vista del Ramadan, il mese sacro islamico di digiuno e preghiera, in concomitanza con le festività ebraiche e cristiane della Pasqua, oltre alla festa dell’Indipendenza. La polizia israeliana ha inoltre chiesto di vietare l’accesso agli uomini al di sotto dei 45 anni.
Intanto il portavoce di Hamas Fazi Barhoum ha già risposto alla visita “provocatoria” di Ben-Gvir alla Spianata. Una decisione, quella di consentirgli di “invadere” la “benedetta mosche di al-Aqsa”, che rappresenta un “pericoloso passo” che potrebbe avere delle “conseguenze” di cui Israele stessa deve ritenersi responsabile in prima persona.