Ciclone Amphan: le assicurazioni non hanno pagato tre quarti dei danni
di Alessandra De Poli

Il tifone aveva devastato lo Stato del Bengala occidentale a maggio dell'anno scorso. Le compagnie assicurative indiane sono tra le peggiori al mondo per quanto riguarda gli eventi climatici estremi, anche se tra il 2020 e il 2021 hanno rimborsato spese record. Intensità e frequenza dei tifoni sono destinate ad aumentare in India.


New Delhi (AsiaNews) - Le compagnie assicurative indiane sono tra le peggiori al mondo quando si tratta di coprire le spese legate ai danni ambientali. Solo un quarto delle perdite legate al ciclone Amphan, che nel maggio 2021 ha devastato lo Stato del Bengala occidentale, è stato ripagato. "Anche se non sono stati coperti tre quarti dei costi, le compagnie assicurative hanno comunque pagato rimborsi record e questo evidenzia l’enormità dei danni”, ha spiegato un funzionario del Dipartimento di gestione delle calamità del Bengala occidentale a Down To Earth. Un problema destinato a restare, se non a peggiorare: secondo i rapporti sul clima delle Nazioni Unite i costi legati agli eventi estremi aumenteranno sempre più in India, Paese tra i più vulnerabili al mondo in termini di cataclismi ambientali.

Un rapporto edito da Climate Trends, basato su una revisione di Ernst&Young, evidenzia che le compagnie assicurative indiane sono pessime in termini di qualità di informazione insieme a quelle di Colombia, Kazakistan, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Nuova Zelanda. Un documento dell’Autorità per la regolamentazione e lo sviluppo delle assicurazioni dell'India (Irdai) mostra che dopo il ciclone Amphan sono state presentate 14.575 richieste di risarcimento per un valore di oltre 17,6 miliardi di rupie indiane (più di 210 milioni di euro). Oltre 11mila richieste sono state rimborsate per un valore di quasi 5 miliardi di rupie (circa 56 milioni di euro). Sono cifre altissime per le assicurazioni indiane, che al massimo erano arrivare a sborsare 1,5 miliardi di rupie (18 milioni di euro) per le inondazioni nello Stato di Telangana (nonostante una richiesta di rimborso di 3,3 miliardi di rupie, poco meno di 40 milioni di euro). 

In altre parole le assicurazioni hanno coperto solo il 26% dei danni causati da Amphan, una tendenza riscontrabile anche nel caso di altri disastri climatici. I rapporti Onu avvisano che se anche l’aumento della temperatura globale dovesse restare sotto i 2 gradi, i cambiamenti climatici rischierebbero di erodere fino al 2,6% del prodotto interno lordo dell’India prima del 2100. L’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) chiede un rafforzamento delle polizze assicurative in tal senso, considerato che l’80% degli indiani vive in zone altamente vulnerabili ai danni ambientali.

Nel 2015 l’India era il quarto Paese al mondo più colpito dai cambiamenti climatici e nel 2018 ha registrato un aumento delle temperature di 0,7 gradi. In termini pratici significa che i cicloni saranno sempre più intensi e saranno alternati da periodi di siccità sempre più lunghi. 

Alcuni studi mostrano i cambiamenti dei tifoni negli ultimi anni. La porzione a nord dell’Oceano Indiano è formata dal Golfo del Bengala e dal Mar Arabico. L’attività ciclonica si era sempre concentrata nel primo bacino, a est, ma tra il 1982 e il 2019 c'è stato un aumento significativo della frequenza, della durata e dell'intensità delle tempeste monsoniche nel secondo, a ovest. Gli esperti hanno notato in particolare un aumento del 52% nella frequenza degli eventi estremi, un aumento dell'80% nella loro durata e un aumento dell'intensità di circa il 20% nel periodo premonsonico e del 40% in quello postmonsonico. La causa? L’aumento delle temperature: il record per tasso di riscaldamento della superficie oceanica più veloce al mondo appartiene proprio all’Oceano indiano. Vuol dire che se nel resto del mondo l’aumento delle temperature dei mari si è attestato tra gli 0,8 e gli 0,9 gradi, l'incremento registrato nell’Oceano Indiano è stato tra l’1,2 e l’1,4 gradi. 

Secondo l’Ipcc, se l’India non sarà in grado di ridurre le proprie emissioni di gas serra entro il 2030 (solo quelle annuali di anidride carbonica erano pari a 2,63 miliardi di tonnellate nel 2019), il Paese raggiungerà il punto di non ritorno. I piani di sviluppo della costa occidentale in particolare dovranno tenere conto degli effetti dei cambiamenti climatici. Mentre le città costiere, tra cui Mumbai, rischiano di essere sommerse a causa dell’innalzamento del mare, il 40% della popolazione indiana entro il 2050 patirà la scarsità d’acqua. L’impatto ricadrà soprattutto sugli abitanti delle zone urbane emarginati a livello sociale ed economico. Tra il 2015 e il 2020 la crescita urbana è stata del 35%, con una proiezione di altri 600 milioni di residenti entro i prossimi 15 anni.