Hong Kong, Carrie Lam non si ricandida come capo dell’esecutivo

Il suo mandato scade il 30 giugno; elezioni in calendario l’8 maggio. Il suo successore nominato da un comitato ristretto filo-Pechino. Analisti: Lam ha perso la fiducia di Xi Jinping. Il favorito alla successione è John Lee, numero due del governo cittadino. Popolazione sempre più insoddisfatta per la mancanza di libertà di stampa.


Hong Kong (AsiaNews) – Carrie Lam non si ricandiderà alla carica di capo dell’esecutivo cittadino. Lo ha dichiarato oggi, sottolineando che alla scadenza del mandato (il 30 giugno) chiuderà la sua carriera nelle istituzioni, durata 42 anni.

L’elezione del governo locale è prevista l’8 maggio, dopo essere stata posticipata per il riemergere dell’emergenza coronavirus. Lontano da ogni standard democratico, la nomina è appannaggio di un comitato elettorale filo-Pechino: formato da 1.462 membri in stragrande maggioranza allineati con la leadership nazionale, deciderà per più di 7 milioni di cittadini.

Nel dare l’annuncio, Lam ha ringraziato il governo centrale per averla sostenuta dinanzi sfide “senza precedenti”: un riferimento alla campagna di proteste del movimento pro-democrazia, alla pandemia da Covid-19 e alle critiche (“interferenze” a suo dire) straniere al suo operato.

Lam, una fedele cattolica, ha spiegato di aver preso la decisione per motivi familiari. Diversi osservatori pensano invece che la leader cittadina abbia perso i favori di Xi Jinping, soprattutto dopo la pessima gestione della recente ondata pandemica.

Di fronte alla spinta del fronte democratico, e alla crescita dei consensi per i suoi esponenti, nel giugno 2020 il presidente cinese ha imposto poi una draconiana legge sulla sicurezza nazionale. Con questa mossa, Xi ha quasi azzerato le tradizionali libertà cittadine e lo status autonomo di Hong Kong rispetto alla madrepatria – frutto degli accordi per il suo ritorno, nel 1997, sotto la sovranità cinese dopo il periodo coloniale britannico.

Secondo dati della polizia, a fine gennaio le persone arrestate con l’accusa di minaccia alla sicurezza nazionale sono 162; più di 100 quelle che sono in attesa di processo. Il giro di vite ha portato alla chiusura di diversi giornali, organizzazioni e sindacati filo-democratici.

Il favorito per l’elezione è al momento il segretario capo John Lee, di fatto il numero due dell’esecutivo. Da segretario alla Sicurezza egli ha organizzato la macchina che garantisce l’applicazione del provvedimento sulla sicurezza. Altri papabili vincitori sono il segretario alla Finanza Paul Chan e l’ex capo del governo cittadino Leung Chun-ying: finora nessuno di loro ha formalizzato però la propria candidatura, per la quale serve l’appoggio di almeno 188 componenti del Comitato elettorale.

Gli abitanti dell’ex colonia britannica esprimono disagio per la situazione attuale. Ieri l’Hong Kong Public Opinion Research Institute ha pubblicato i risultati di un sondaggio sul gradimento della popolazione per i media locali. Riguardo alla libertà di stampa, la soddisfazione dei cittadini si è fermata al 28%, il minimo storico dal 1997. In generale solo il 2% degli intervistati ha detto di apprezzare giornali, tv e radio cittadini (ormai tutti pro-establishment).