Mascate, Covid: oltre 300mila disoccupati, per lo più migranti

Pesante impatto della pandemia sul mercato del lavoro, che comprende poco più di 2,6 milioni di persone. Fra quanti hanno perso l’impiego solo 7mila circa sono locali. Una emergenza che ha investito i lavoratori stranieri, anche cristiani, come raccontato dal vicario d’Arabia. Prospettive di crescita per il futuro. 


Mascate (AsiaNews) - Negli ultimi due anni, dall’inizio della pandemia di Covid-19 nel febbraio 2020, nel Sultanato dell’Oman oltre 300mila persone hanno perso il lavoro. La grande maggioranza di esse sono lavoratori migranti e risultano disoccupati a causa delle difficoltà economiche innescate dall’emergenza sanitaria globale, con le autorità locali che hanno cercato di salvaguardare la forza occupazionale locale a discapito di quella straniera. 

A fornire le cifre aggiornate è il ministro dell’Economia Said bin Mohammed Al-Saqri. In una intervista a Oman Tv egli ha parlato di “impatto enorme” della pandemia, che ha colto di sorpresa. “Non vi sono dubbi - ha aggiunto - che l’economia è fra i comparti più colpiti, in special modo nel settore dell’impresa privata”. La bassa domanda, frenata da chiusure e restrizioni imposte nel sultanato come in altre parti del mondo per contenere la diffusione del virus “ha allontanato oltre 300mila persone dal loro lavoro. E, di queste, circa 7.500 sono cittadini dell’Oman”. 

I dati mostrano una volta di più l’enorme impatto del Covid-19, a livello sanitario ed economico, sulla popolazione migrante e la forza lavoro straniera, nel Sultanato come in molte altre nazioni del Golfo e del Medio oriente in generale. Una emergenza sottolineata nei giorni scorsi ad AsiaNews dal vicario d’Arabia mons. Paul Hinder, secondo cui una fetta consistente degli stranieri rimasti senza lavoro sono cristiani anche perché “il governo ha lanciato una politica volta a favorire l’occupazione dei locali” e per questo diventa “essenziale” aiutarli a trovare un impiego. 

Il Times of Oman riferisce che da inizio anno fino al 16 marzo sono stati licenziati oltre 475 lavoratori locali, per lo più nel settore degli appalti e delle costruzioni. Citando i dati del Centro nazionale per le statistiche e l’informazione (Ncsi), Gulf News aggiunge che nel 2021 oltre 58mila espatriati hanno lasciato il sultanato, sebbene il numero complessivo sia in aumento dall’ottobre dello scorso anno. Per il ministro le prospettive sono di crescita in diversi settori, grazie anche all’aumento di capitali e investimenti esteri con previsioni di crescita economica del 4% nel 2022.

Mascate sta vivendo la crescita demografica più rapida degli ultimi 50 anni, con un tasso superiore al 9% annuo legato all’aumento della natalità e una diminuzione dei decessi, grazie anche a un rafforzamento del sistema sanitario. Nel 2020 la forza lavoro era di poco superiore ai 2,6 milioni secondo la Banca mondiale: i dati comprendono locali e migranti a partire dai 15 anni di età, oltre che occupati e disoccupati. L’economia nazionale è in larga parte basata sull’agricoltura, la pesca e il commercio estero. Dalla scoperta del petrolio nel 1964 le entrate derivanti dal greggio rappresentano circa il 40% del Prodotto interno lordo (Pil), sebbene negli ultimi anni il governo abbia rafforzato lo sviluppo dei settori non petroliferi, in particolare il gas naturale.