Veto di Duterte a legge su identificazione possessori di Sim e account social
di Stefano Vecchia

Per il presidente uscente il provvedimento "potrebbe dar òluogo a una pericolosa ingerenza dello Stato". Nelle Filippine, dove l'utilizzo di internet è elevatissimo, sono assai diffusi disinformazione, diffamazione anonima, aggressione verbale, calunnie e incitazione all’odio.


Manila (AsiaNews) - Il presidente uscente delle Filippine Rodrigo Duterte ha posto il proprio veto su una legge approvata dal parlamento che avrebbe costretto i possessori di Sim card a registrarsi e i detentori di account online di utilizzare i loro veri nomi. A fronte di queste limitazioni e “con il proposito di dissuadere da crimini incentivati dalla comunicazione elettronica”, Duterte ha disposto il blocco del provvedimento.

A renderlo noto con un comunicato è stato il portavoce di Duterte e segretario alle Comunicazione presidenziali, Martin Adanar. Il presidente, ha confermato Adanar, si è detto preoccupato che la legge “avrebbe potuto dar luogo a una situazione di pericolosa ingerenza dello Stato e di sorveglianza che avrebbero minacciato molti dei diritti garantiti dalla Costituzione”.

Riguardo le Sim card, il provvedimento avrebbe avuto valore non solo per i nuovi possessori, ma anche - entro 180 giorni - per chi già ne fosse in possesso, pena la disattivazione. Chi invece avesse attivato un nuovo account social avrebbe dovuto fornire il nome reale e il numero di telefono. Una iniziativa, quella della legge, che era stata promossa dalla senatrice Grace Poe (parte dell’opposizione politica a Duterte) con l’obiettivo di impedire la diffusione della criminalità per via informatica e per creare condizioni di maggiore sicurezza nell’ambito della telefonia mobile e del cyberspazio.

Nelle Filippine, dove la penetrazione dei social media e in generale di internet è elevatissima, sono assai diffusi disinformazione, diffamazione anonima, aggressione verbale, calunnie e incitazione all’odio. Anche, però, informazioni di carattere terroristico, truffe, frodi di vario genere e entità passano per la rete.

A sollecitare l’intervento del presidente - sovente in contrasto con i social network per la diffusione di critiche verso le sue politiche e impegnato a limitare l’informazione a lui contraria anche con metodi violenti  - sarebbe stata la parte del provvedimento riguardante i social media, non inclusa nella bozza di legge inizialmente depositata in Senato, ritenuta potenzialmente anti-costituzionale e quindi bisognosa di ulteriore discernimento.

La legge oggetto del veto, che è frutto della convergenza di due distinte proposte discusse nelle due camere parlamentari, prevedeva ammende da 200mila pesos (circa 3.500 euro) per le aziende informatiche, i loro dipendenti, agenti o rivenditori che diffondessero informazioni su un abbonato. Regole severe erano anche imposte ai gestori di servizi telefonici ed era previsto il consenso scritto dell’abbonato in caso di richiesta da parte di un tribunale e degli investigatori se vi fosse stato il sospetto di un utilizzo del numero per scopi criminali.