La scuola russa e la propaganda
di Vladimir Rozanskij

Con l’invasione dell’Ucraina si intensifica nelle scuole l’insegnamento della storia come dimostrazione della  superiorità russa. Le strutture scolastiche sono sottofinanziate. Rimane in piedi un sistema ideologico di stampo sovietico.


Mosca (AsiaNews) – Si moltiplicano in questi mesi di guerra i progetti e i decreti del Parlamento e del governo che esaltano l’importanza nel Paese dell’istruzione scolastica, soprattutto dell’insegnamento della storia. Questa è ritenuta una dimensione fondamentale dello spirito patriottico e dimostrazione della superiorità morale e culturale dei russi nei confronti dell’odiato Occidente e del mondo intero. Si rinnova uno stampo ideologico tipicamente sovietico, quello della “scuola migliore” della vera ideologia.

La scuola diventa così strumento di propaganda, ma molti osservatori sottolineano quanto questa prospettiva sia soltanto un danno ulteriore per un sistema scolastico ormai da tempo in crisi. Un’analisi di Rbk-Media ricorda che in Russia la scuola elementare e media soffre da anni di una totale mancanza di finanziamenti alle infrastrutture, e migliaia di istituti si trovano in condizioni molto cagionevoli, al di là di qualche intervento puramente cosmetico di tipo anche qui molto “sovietico”, come riverniciare le pareti e sostituire qualche stesa di linoleum sui pavimenti distrutti dalle scarpe da neve degli alunni. In molte regioni si interviene soltanto sugli edifici scolastici che sono a rischio di crollo.

Non si tratta solo di mancanza di finanziamenti, che a volte vengono dispersi o stornati in maniera oscura, tanto che la spesa per l’alimentazione risulta superiore perfino al sostentamento del corpo docente. Eppure si moltiplicano le lamentele per le scarse razioni per i ragazzi, molti dei quali hanno subito problemi di allergia o gravi disagi per cibo avariato.

Le lezioni nelle regioni più lontane da Mosca si tengono in due o tre turni, con un notevole peggioramento della qualità dell’insegnamento: gli insegnanti non reggono i carichi di lavoro, anche le famiglie sono messe alla prova dalla discontinuità; le aule e i materiali scolastici vengono utilizzati in maniera eccessiva.

In un contesto così stressato, il Parlamento e il governo fanno a gara per introdurre continui nuovi standard e programmi, a scopo evidentemente propagandistico, per prevenire qualunque discrepanza ideologica nelle nuove generazioni. Negli ultimi 10 anni proprio gli studenti, a partire dall’età adolescenziale, sono stati molto recettivi delle campagne di protesta anti-corruzione di Naval’nyj e compagni.

I docenti devono continuamente superare prove di aggiornamento, per soddisfare le esigenze dei vertici e salvare posto e stipendio, e non sono pochi quelli che sono stati allontanati per scarsa aderenza alla linea ufficiale, per non parlare di alcuni coraggiosi insegnanti che hanno espresso qualche critica.

Il sistema di insegnamento russo, tranne qualche scuola di eccellenza nelle grandi città, si mostra poi molto arretrato dal punto di vista tecnologico, senza sfruttare le opportunità digitali, rimanendo simile alla “catena di montaggio” delle scuole del passato. Il livello degli studenti è cronicamente molto basso, e non sembra che a breve si possa trovare soluzioni per innalzarlo a livello accettabile.

Le lingue straniere continuano a essere un privilegio solo per quegli studenti che possono essere avviati a studi di “interesse nazionale”, cioè quelli che si pensa di poter reclutare nei servizi di sicurezza e nella carriera politica, e anche questa è un’eredità dei tempi sovietici. Anche le materie umanitarie sono tradizionalmente sottovalutate e insegnate in modo approssimativo, esaltando il “primato scientifico” di fatto anch’esso di antica impostazione, escludendo lo studio delle conquiste scientifiche di provenienza occidentale – nell’Urss si diceva dei “Paesi capitalisti”.

Nulla di più simile a un gerarca dei tempi andati, nonostante l’età relativamente giovane, è proprio il ministro della Pubblica istruzione, il 49enne Sergej Kravtsov.  Negli ultimi anni Putin lo ha messo a guardia del sistema per evitare fughe in avanti o deviazioni ideologiche, gestendo il tutto con dosi estreme di formalismo burocratico.