Mons. Kalist a Pondicherry, ma i dalit continuano la protesta
di Nirmala Carvalho

Il 29 aprile si è tenuto l’insediamento del nuovo arcivescovo la cui nomina è stata contestata perché non proveniente dai “fuori casta”. L’associazione dei dalit ha tenuto una contromanifestazione durante la quale ha presentato un esposto al governo indiano e alla Corte suprema.


Pondicherry (AsiaNews) - Il nuovo arcivescovo mons. Francis Kalist si è insediato ufficialmente alla guida dell’arcidiocesi di Pondicherry-Cuddalore, al centro delle polemiche per la richiesta del Dalit Christian Liberation Movement - non accolta da papa Francesco - di nominare un presule dalit alla guida di questa Chiesa locale del Tami Nadu dove i “fuori casta” sono la stragrande maggioranza dei fedeli. Mons. Kalist - 64 anni, già vescovo di Meerut in Uttar Pradesh e trasferito il 19 marzo scorso alla delicata sede di Pondicherry-Cuddalore - ha presieduto nel pomeriggio del 29 aprile la solenne eucaristia per la presa di possesso della sua sede episcopale, nel cortile della Petit Seminaire Primary School, alla presenza del nunzio apostolico in India mons. Leopoldo Girelli.

L’ingresso del nuovo arcivescovo non è bastato, però, da solo a stemperare le tensioni. Proprio nel giorno in cui mons. Kalist presiedeva la sua prima eucaristia a Pondicherry il Dalit Christian Liberation Movement – che da tempo porta avanti la protesta per il fatto che nel Tamil Nadu su 18 diocesi una sola ha un vescovo dalit – ha tenuto una contro-manifestazione di protesta, attaccando duramente i vescovi di questo Stato indiano e il nunzio apostolico e continuando a chiedere la rinuncia da parte del nuovo arcivescovo.
In una nota il presidente M. Mary John parla di un “tradimento di Gesù”, “portato avanti contro i dalit cristiani che sono oppressi, e si vedono negati i loro diritti e vengono emarginati nella Chiesa cattolica”. “Abbiamo perso la fiducia - continua - nell’autorità religiosa cattolica. Per questo da ora in poi solleveremo la questione della discriminazione sulla base delle caste con il governo e le autorità costituzionali di questo Paese. Per decenni ci siamo astenuti dal farlo, ma ora questa prudenza si è dimostrata essere negativa per la nostra causa. Scriveremo anche alla Corte suprema dell’India su questa grave questione”.

Nella lettera il Dalit Christian Liberation Movement fa riferimento anche alla richiesta di perdono “per la deplorevole condotta di membri della Chiesa cattolica” pronunciata il 1 aprile scorso da papa Francesco ricevendo le popolazioni indigene del Canada. “È tempo che anche la gerarchia cattolica indiana – commenta – chieda perdono ai dalit per la discriminazione che hanno sofferto e che dura da secoli, compiendo gesti appropriati di riparazione. Chiediamo al papa di venire in India presto per affrontare questo problema”.