Seoul, Google vuole aggirare la legge contro l'oligopolio digitale
di Guido Alberto Casanova

Approvato l'estate scorsa il provvedimento mirava ad abolire l'obbligo di utilizzare i sistemi di pagamento dei grandi colossi digitali per scaricare qualsiasi app. Ore però Google ha annunciato che dal 1 giugno rimuoverà dal proprio store le app che rimandano gli utenti a metodi di pagamento esterni.


Seoul (AsiaNews) - Tra agosto e settembre dell’anno scorso, la Corea del Sud aveva attirato l’attenzione del mondo digitale con l’approvazione di un emendamento che è stato ribattezzato “legge anti-Google”. La riforma era stata salutata come un passo senza precedenti nella legislazione del mercato digitale, il primo in quella che molti avrebbero voluto vedere come l’inizio di una spinta globale per limitare lo strapotere delle grandi aziende digitali. A 8 mesi di distanza, però, l’entusiasmo sembra essersi dissipato.

La “legge anti-Google” era stata scritta con l’intento di regolamentare il mercato dei pagamenti in-app. Fino ad allora Google (attraverso Android) e Apple - che insieme dominano largamente il mercato sudcoreano delle app - obbligavano gli sviluppatori ad appoggiarsi a Google Pay o ad Apple Pay per gli acquisti che gli utenti scegliessero di fare all’interno dell’app. Allo stesso tempo, i sistemi di pagamenti digitali dei due colossi statunitensi erano anche soliti imporre costi molto alti per questo genere di servizi, con commissioni che arrivavano a toccare anche il 30%.

L’obiettivo della riforma era quello di ristabilire un certo equilibrio nel mercato digitale delle app, la cui concorrenzialità era stata fortemente minata dall’oligopolio di Google e Apple. Il provvedimento approvato dal parlamento sudcoreano prevedeva infatti di spezzare il circolo vizioso tra dominio degli app store e obbligo di usare un sistema di pagamento digitale di proprietà da parte di Google e Apple: l’emendamento dispone il divieto di imporre un unico sistema di pagamento e vieta inoltre di penalizzare gli sviluppatori che decideranno di appoggiarsi a sistemi alternativi. In sostanza i legislatori sudcoreani intendevano ristabilire i principi del libero mercato, permettendo agli utenti di scegliere tra sistemi di pagamento digitale multipli.

Per qualche tempo è sembrato che la Corea del Sud avesse la meglio, mentre Google annunciava a novembre che avrebbe concesso alle app scaricabili dal proprio app store di affidarsi a sistemi di pagamento terzi. Ciononostante, il gigante tecnologico è riuscito ad aggirare alcune disposizioni della legge. Dal 1 aprile, infatti, Google ha adottato una nuova politica sugli acquisti digitali: le app potranno offrire di usare Google Pay oppure un altro sistema di pagamento in-app, ma non potranno includere link che rimandino gli utenti a metodi di pagamento al di fuori dell’app stessa, pena la rimozione dall’app store.

L’autorità delle comunicazioni della Corea (KCC) ha dichiarato che la riterrà una violazione della legge se Google deciderà di procedere effettivamente alla rimozione dall’app store di quelle app che non si saranno adattate alle disposizioni dell’azienda. In un incontro coi vertici di Google, il presidente della KCC ha avvertito che “prenderemo provvedimenti”. Tuttavia, senza linee guida applicative emanate dal governo, le autorità sudcoreane avranno difficoltà a far valere il loro punto di vista. La riforma dell’anno scorso obbliga, infatti, a non forzare sulle app un solo sistema di pagamento e tecnicamente ora Google consente di utilizzare metodi alternativi rispetto a Google Pay. Il braccio di ferro tra il gigante tecnologico e le autorità sudcoreane è quindi destinato a intensificarsi mentre si avvicina la data dell’1 giugno, dopo la quale Google ha espresso l’intenzione di iniziare con la rimozione.