Una folla si è radunata nei pressi di una base della marina, in cerca di Mahinda Rajapaksa. Il figlio smentisce le voci di una sua fuga all’estero, mentre si rincorrono notizie di politici che cercano di abbandonare l’isola. Blocchi all’aeroporto e scioperi all’ufficio immigrazioni. La condanna delle violenze.
Colombo (AsiaNews) - In seguito alle voci secondo cui il premier dimissionario Mahinda Rjapaksa si sarebbe nascosto, con la famiglia, in una base della marina a Trincomalee, una folla si è radunata nell’area fin dalle prime ore di ieri. In precedenza, i manifestanti hanno assediato Temple Trees, la residenza ufficiale dell’ex primo ministro a Colombo, dalla quale egli sarebbe fuggito a bordo di un elicottero decollando dal Police Park Grounds. Incendiate numerose case e auto appartenenti a politici e vertici istituzionali, fra le quali quella del presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa.
Mahinda Rajapaksa ha lasciato Temple Trees ieri mattina presto, dopo che le forze di sicurezza avevano ripulito l’area dai dimostranti inferociti e pronti ad assaltare la residenza. Qualche ora più tardi la folla si è spostata all’esterno della base navale, chiedendo a gran voce al personale di far uscire la famiglia Rajapaksa “dal rifugio sicuro all’interno” del centro. I dimostranti chiedono che l’ex premier e le alte cariche dello Stato rispondano delle violenze divampate in questi giorni - il presidente Gotabaya ha dato l’ordine di sparare a vista contro chi viola la legge - e della crisi economica e politica in atto da mesi nell’isola.
Secondo i manifestanti, i membri del goevrno “dovrebbero essere arrestati e processati davanti a una corte”. Al tempo stesso vi è il timore che il clan Rajapaksa possa fuggire all’estero e beneficiare dei miliardi di euro trasferiti in conti esteri e in paradisi fiscali e che, riportati in patria, potrebbero invece contribuire a risollevare il Paese e alleviare le sofferenze dei cittadini.
Intanto si susseguono le voci di politici in fuga. Ieri mattina un elicottero sarebbe decollato dall’hotel Shangri-La, a Colombo, con a bordo un esponente di primo pianto del partito di governo. Fonti aeroportuali della capitale, interpellate da AsiaNews, riferiscono di un attacco a opera di un gruppo di giovani alla Katunayake Free Trade Zone (Ftz), con blocco degli ingressi allo scalo internazionale Bandaranaike per “impedire ai parlamentari di lasciare il Paese”.
Secondo l’associazione che riunisce i dipendenti dei dipartimenti dell’Immigrazione ed emigrazione (Slieoa), in questi giorni i lavoratori hanno indetto uno sciopero con effetto immediato, se il governo non sarà capace di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza. Se, da un lato, si rincorrono voci e notizie di politici che cercano di abbandonare l’isola, dall’altro il figlio maggiore di Mahinda Rajapaksa, il parlamentare e lui stesso ex ministro Namal Rajapaksa afferma che il padre “è in un luogo sicuro e non intende lasciare il Paese”.
Intanto sulla rete circola una petizione che i promotori vogliono consegnare a Onu, Fondo monetario internazionale (Fmi) e Banca mondiale, in cui denunciano la crisi economica e i disastri provocati da una cattiva gestione amministrativa e governativa nella storia recente dello Sri Lanka. A questo si aggiungono corruzione e cattiva gestione delle risorse pubbliche, che avrebbero acuito le difficoltà; secondo la petizione, per la prima volta nella sua storia post-indipendenza, la nazione non è riuscita a onorare il rimborso del debito e ha dichiarato bancarotta.
A Colombo diplomatici e funzionari, oltre ai leader religiosi, esprimono una ferma condanna delle violenze legate alla repressione della protesta per mano di gruppi filo-governativi. E mentre il presidente Gotabaya Rajapaksa esprimeva un fermo rifiuto - a parole - delle violenze “a prescindere dallo schieramento politico”, gran parte del Paese sempre ieri festeggiava con fuochi d’artificio le dimissioni del fratello e ormai ex capo del governo.