Jakarta chiede aiuto all'Interpol contro finanziatori dell'Isis
di Mathias Hariyadi

Le autorità Usa hanno lanciato l'allarme per cinque cittadini indonesiani coinvolti nella raccolta fondi di attività terroristiche. Due sono stati arrestati; tre rimangono a piede libero, si presume in Siria. L'Indonesia si è detta pronta a processarli in patria se dovessero essere catturati.


Jakarta (AsiaNews) - La polizia ha lanciato un appello urgente all’Interpol per monitorare tre cittadini indonesiani all’estero coinvolti nella raccolta di finanziamenti per l’Isis. 

La richiesta ha fatto seguito a un comunicato emesso dall’Office of Foreign Assets Control (Ofac), in cui le autorità Usa chiedevano di congelare i beni di cinque indonesiani presumibilmente reclutati dallo Stato islamico. Washington sta ospitando il 16mo Counter ISIS Finance Group, un incontro tra 70 Paesi e diverse istituzioni internazionali che puntano a ridurre al minimo il trasferimento di denaro ai miliziani dello Stato islamico.

Si ritiene che i tre sospettati per cui Jakarta ha chiesto l'intervento dell’Interpol risiedano in Siria. Se dovessero essere arrestati, ha spiegato il portavoce della polizia locale, l’ispettore generale Dedi Prasetyo, l’Indonesia è già pronta a lanciare un ulteriore appello alle autorità siriane affinché siano estradati nel loro Paese d’origine.

Gli altri due cittadini coinvolti sono già stati arrestati e condannati con l’accusa di terrorismo: uno era appena tornato dalla Siria, mentre l’altro si occupava di arruolare nuove reclute.

Secondo la polizia il trio ricercato sarebbe responsabile di aver utilizzato donazioni per addestrare nuove leve del terrore, per lo più adolescenti nei campi profughi.

Denus 88, l’unità antiterrorismo dell’Indonesia, ha proseguito il portavoce della polizia, negli ultimi mesi ha monitorato con attenzione i cinque indonesiani coinvolti in queste attività.

Nel 2015 le autorità locali avevano congelato più di 205mila dollari in fondi che si presumeva fossero legati a organizzazioni terroristiche. Il Centro indonesiano per l’analisi e i rapporti sulle transazioni finanziarie (Ppatk) aveva bloccato 26 conti bancari, ma non erano stati forniti dettagli sull’identità dei sospettati. Il direttore del Ppatk, Muhammad Yusuf, aveva dichiarato che le azioni del Centro erano in conformità con la risoluzione antiterrorismo n.1267 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.