Islamabad: madre cristiana accusata di blasfemia in carcere da oltre 9 mesi
di Shafique Khokhar

Shagufta Kiran è stata arrestata a luglio dell'anno scorso per aver presumibilmente fatto circolare contenuti blasfemi su Whatsapp. La prima udienza il 23 maggio. Il marito e i figli esprimono il loro dolore.


Islamabad (AsiaNews) - Dopo oltre 9 mesi di detenzione, una madre cristiana accusata di aver insultato la religione islamica in un gruppo Whatsapp non è ancora stata rilasciata. Shagufta Kiran era stata arrestata durante un raid della polizia il 29 luglio 2021.

Dopo il suo arresto gli altri membri della famiglia sono stati costretti a rifugiarsi in luoghi sicuri per fuggire dalle persecuzioni. Il caso sarà discusso in aula il 23 maggio. 

Il marito, Rafiq Masih, ha raccontato ad AsiaNews: “Io e mia moglie vivevamo felici con i nostri figli. Ma l’accusa di blasfemia ha fatto prendere una brutta piega alla nostra vita: ora sono molto preoccupato per il presente e per il futuro”. 

Shagufta Kiran, accusata in base all'articolo 11 della legge sulla prevenzione dei crimini elettronici e agli articoli 295-A, 295-C, 298, 298-A e 109 del Codice penale pakistano, avrebbe diffuso per messaggio dei contenuti ritenuti blasfemi che le erano stati inoltrati.

Nihaal, la figlia 18enne, ha espresso il dolore di essere stata separata da una madre “premurosa” e “protettiva”: “Non abbiamo voglia di comprare vestiti nuovi per le ricorrenze religiose, non proviamo niente a festeggiare senza nostra madre”, ha raccontato la giovane ad AsiaNews. “Siamo preoccupati per il suo destino, preghiamo affinché il tribunale la liberi e possa tornare da noi”.

Harrison, il figlio di 15 anni, ha spiegato che non è nemmeno riuscito a tenere la mano della madre quando è andato a visitarla in carcere: “La tengono in una piccola stanza e c’è una barriera di separazione tra detenuti e visitatori. È straziante vederla rinchiusa in una piccola stanza” ha spiegato il ragazzo. “Vivere senza madre - ha aggiunto - è come vivere in un corpo senz’anima”. 

Joseph Jansen, presidente di Voice for Justice, ha osservato che le leggi sulla blasfemia sono incompatibili con i diritti umani, che garantiscono un processo equo e la libertà religiosa: “Le leggi sulla blasfemia e la legge sulla prevenzione dei crimini elettronici del 2016 sono usate per limitare la libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione, come testimoniato in diversi casi, tra cui quello di Shagufta Kiran”, ha commentato l’esperto. “Le normative vigenti non garantiscono la presunzione di innocenza o la proporzionalità delle pene, al contrario, con accuse di blasfemia inventate l'accusatore gode di impunità anche quando ha compiuto una falsificazione”.