Marawi: centinaia di sfollati chiedono a Marcos Jr. di tornare nelle loro case

Il 23 maggio, in occasione del quinto anniversario dall'inizio dell'assedio alla città, i rifugiati interni hanno inscenato una protesta per chiedere al neo eletto presidente di rimediare al "caos" lasciato dall'amministrazione Duterte. Secondo l'Unhcr sono 120mila la persone che ancora vivono in rifugi. I progetti infrastrutturali presentati dal governo non servono a niente, affermano i critici.


Manila (AsiaNews/Agenzie) - Centinaia di sfollati interni hanno organizzato una manifestazione in occasione del quinto anniversario dell’assedio della città di Marawi, sull’isola meridionale di Mindanao. Oltre 500 persone che dal 2017 vivono per lo più in rifugi temporanei si sono rivolte al neo eletto presidente Ferdinand “Bongbong” Marcos jr. chiedendo di "ripulire il caos" lasciato dal presidente uscente Rodrigo Duterte e di poter tornare nelle proprie case entro la fine dell’anno.

Il 23 maggio di cinque anni fa è iniziato l’assedio della cittadina a maggioranza musulmana di Marawi da parte dei gruppi radicali Maute e Abu Sayyaf, composti da miliziani ribelli che avevano giurato fedeltà allo Stato islamico con l’intenzione di istituire una provincia del califfato nel sud-est asiatico. Dopo un’estenuante guerriglia urbana durante la quale sono stati condotti bombardamenti che hanno raso al suolo la città, il 23 ottobre le forze governative sono riuscite a liberare Marawi.

Tuttavia ancora oggi la maggior parte della popolazione continua a vivere in condizioni precarie e sono migliaia gli sfollati interni a cui Duterte aveva promesso una soluzione: secondo un rapporto dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) risalente a maggio 2020 le persone che hanno abbandonato la città e vivono in rifugi permanenti e temporanei sono oltre 120mila.

“La gente è stufa dei mezzi di sussistenza inaffidabili dei rifugi temporanei. Ne hanno abbastanza”, ha commentato Amenodin “Ding” Cali, a capo del Reclaiming Marawi Movement, interpellato dal sito di news filippino Rappler.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, a marzo Marcos jr. aveva dichiarato che non c'era “alcun bisogno” di riabilitare le aree di Marawi devastate dal conflitto, perché ci stava già pensando l’amministrazione Duterte a “concludere” il lavoro.

Ad aprile Duterte ha firmato il Marawi Siege Compensation Act, una legge che prevede la creazione di un comitato di compensazione, composto da un presidente e otto membri con funzioni paragiudiziarie per risolvere le controversie. Ma “gli sfollati interni non vogliono che il consiglio venga politicizzato, hanno bisogno di aiuti”, ha continuato Cali. 

La Task Force Bangon Marawi (Tfbm), incaricata dal presidente uscente di ricostruire la città, nelle settimane scorse ha presentato un piano di ristrutturazione che comprende la costruzione di un nuovo stadio sportivo, un centro congressi, moschee e parchi cittadini. 

Il manager della Tfbm, Felix Castro Jr., ha minimizzato la situazione e screditato le richieste degli sfollati dicendo che almeno 1.000 persone hanno ricevuto i permessi per ricostruire le proprie abitazioni nell’area più colpita di Marawi, anche se - ha ammesso - il comitato di compensazione non ha ancora deciso come risarcire chi ha perso la casa o la propria attività commerciale.

Tirmizy Abdullah, coordinatore nazionale del Forum di cooperazione interreligioso, ha disapprovato la costruzione dei progetti infrastrutturali, affermando che non è quello di cui hanno bisogno gli sfollati di Mindanao: a nulla servono se le persone non possono tornare nelle loro case, ha spiegato.