Condanna "ferma ed unanime" da parte delle maggiori organizzazioni cristiane dell'India e degli esponenti del mondo politico internazionale. Gruppo indipendentista del Kashmir rivendica l'attacco e minaccia: "Ve ne saranno altri".
New Delhi (AsiaNews) Le bombe di Varanasi "hanno versato senza alcuno scopo il sangue di innocenti" e "devono essere condannate con fermezza da tutti i protagonisti della vita pubblica indiana, partiti politici e gruppi religiosi, per non far vincere coloro che vogliono sconfiggere la pace con la violenza".
I gruppi cristiani dell'India condannano così le tre esplosioni che hanno colpito martedì pomeriggio Varanasi, la "città santa" degli indù, causando la morte di 23 persone.
John Dayal, attivista per i diritti umani e presidente dell'All India Catholic Union, ha diramato un comunicato in cui sottolinea come una violenza di questo tipo "può essere utile solo a quelle frange di fondamentalisti ed estremisti religiosi che prosperano quando la realtà di tutti i giorni diviene esacerbata e nascono delle divisioni. Vogliono l'attenzione di tutta la nazione, e con le bombe ed il sangue la costringono ad impiegare tutta la sua energia nel combatterli, distraendola così dai problemi sociali del Paese.
"Assicurare la sicurezza della popolazione continua è compito del governo federale e di quelli statali, ma la leadership cristiana chiede a tutti i cittadini rispettosi dei diritti altrui di non lasciarsi provocare, assicurando così la pace e la stabilità nazionale".
"Questo gesto conclude - potrebbe mandare un messaggio chiaro agli estremisti politici e religiosi: non c'è posto per voi in un'India democratica, secolare e repubblicana".
"Ogni tentativo di terrorizzare gente innocente o di destabilizzare la società tramite la violenza dice invece il padre gesuita Cedric Prakash, direttore di Prashant [Centro per i diritti umani, giustizia e pace con sede nel Gujarat ndr] - è del tutto inaccettabile. Gli attacchi contro i luoghi di culto, siano essi il tempio Sankat Mochan a Varanasi, la moschea Babri Masjid di Ayodhya o le chiese del Gujarat non hanno nessun effetto se non quello di accrescere l'odio e la violenza". "Questi attacchi - sottolinea vengono lanciati contro tutte le religioni perché urtano nel profondo i sentimenti religiosi della popolazione: sono preparati per accentuare le divisioni. Chiediamo al governo centrale e a quello dell'Uttar Pradesh di agire con rapidità ed in maniera mirata, per assicurare alla giustizia i responsabili di questo gesto nel minor tempo possibile. Invitiamo inoltre ogni partito politico ad astenersi dall'approfittare di questa tragedia per cercare un vantaggio politico: atti di questo genere devono unire il mondo politico al di là delle diverse correnti che lo animano, per presentare un fronte compatto davanti alla minaccia terrorista".
Condanna unanime anche dal mondo politico internazionale: Sean McCormack, portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha detto ieri da Washington che "gli Stati Uniti condannano una volta di più questi atti di chiara connotazione terrorista". Sulla stessa linea Kim Howell, del ministero inglese degli Esteri, che ha confermato "la determinazione britannica nel voler affiancare l'India contro il male espresso dagli estremisti" ed ha sottolineato che le bombe di Varanasi "dimostrano una volta di più quale forza malvagia il mondo deve affrontare". John Howard, Primo ministro australiano in visita ufficiale nel Paese, ha affermato che l'attacco "ricorda al mondo la necessità di combattere insieme contro il germe del terrorismo".
L'attacco ha messo tutto il Paese in stato d'allerta: la riunione plenaria del Parlamento che si è svolta ieri è stata aggiornata, disturbata dalle accuse reciproche lanciate dai vari movimenti politici; controlli a tappeto sono stati disposti negli aeroporti e nelle vicinanze dei templi, oltre che nei palazzi del potere.
Nella mattinata di ieri la polizia ha detto di aver ucciso uno dei presunti autori dell'attacco: l'uomo, secondo fonti della polizia, era affiliato al gruppo terroristico islamico Lashkar-e-Taiba, movimento con sede in Pakistan che lotta per l'indipendenza del Kashmir indiano da New Delhi ed è molto attivo in tutta l'India.
Una rivendicazione diversa è giunta invece questa mattina: un gruppo islamico finora sconosciuto, il Lashkar-e-Kahar, ha detto ad un'agenzia di stampa del Kashmir indiano di essere il responsabile della strage. "Abbiamo perpetrato noi gli attentati di Varanasi - ha detto via telefono un uomo che si è presentato come il portavoce del gruppo e ve ne saranno altri, fino a quando l'India non metterà fine alle atrocità contro i musulmani del Kashmir".