L'oppositore cattolico Hồ Đức Hòa libero dopo 13 anni racconta la sua prigionia

Era stato arrestato nel 2011 e poi condannato a 13 anni di carcere. Il rilascio anticipato con trasferimento negli Stati Uniti è stato possibile grazie agli appelli del Dipartimento di Stato. In un'intervista a Radio Free Asia l'attivista ripercorre la propria esperienza: nonostante i gravi problemi di salute continuerà a pregare per gli altri detenuti.


Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Hồ Đức Hòa è stato liberato e portato negli Stati Uniti. L’attivista cattolico era stato condannato a 13 anni di carcere nel 2013 con l’accusa di voler “rovesciare il governo” comunista del Vietnam. In realtà Hòa era membro attivo della diocesi di Vinh e collaboratore di un’agenzia di stampa dei padri redentoristi. 

In un’intervista a Radio Free Asia ha raccontato la sua esperienza in prigione, esprimendo rammarico per non aver potuto passare gli ultimi anni con la sua famiglia, ma anche sollievo per essere finalmente arrivato negli Stati Uniti dopo i numerosi appelli del Dipartimento di Stato: “La sensazione che ho provato appena atterrato è che mi mancava mia madre, mio padre - scomparso quando ero in prigione - e mio fratello minore, anch'egli morto durante la mia incarcerazione”, ha raccontato.

Hòa è transitato attraverso quattro centri di detenzione, tre temporanei e uno permanente: “Tra questi, il centro di detenzione nella provincia di Nghe An è stato il peggiore in termini di condizioni di vita”, ha spiegato. “Ho vissuto nell’area riservata ai prigionieri politici, separata dai luoghi per i prigionieri ordinari. In ogni centro di detenzione ho vissuto sulla mia pelle la discriminazione nei confronti dei prigionieri politici. Ad esempio, dovevamo vivere in celle calde e minuscole e sdraiarci accanto al gabinetto. L'acqua era così sporca che spesso gli occhi diventavano pruriginosi e ci facevano male dopo aver fatto la doccia”. 

Come unica consolazione le Scritture e i libri religiosi, che Hòa all’inizio ha potuto consultare tutti i giorni: “Quando ero nei centri di detenzione temporanea mi è stato permesso di ricevere le Scritture e leggerle ogni giorno”; poi però le cose sono cambiate nel 2020, quando gli è stato concesso di leggere il Vangelo solo la domenica. “Siccome chiedevo il diritto di leggere le Scritture su base giornaliera, mi hanno accusato di aver violato le regole del centro di detenzione”, ha continuato l’oppositore politico. “Poi ho fatto uno sciopero della fame di 10 giorni perché credo che la pratica religiosa debba essere un diritto, non un favore. Ma non sono cambiate le dure politiche nei confronti dei prigionieri religiosi. Ero molto debole durante lo sciopero della fame e da allora la mia salute è di molto peggiorata”. 

Ora che è libero negli Stati Uniti, dove è arrivato l’11 maggio - alla vigilia della visita del premier Pham Minh Chinh a Washington per il summit con le altre nazioni del sud-est asiatico - Hòa non dimentica le sofferenze degli altri detenuti, ai quali consiglia di prendersi il più possibile cura della propria salute fisica e mentale: “Pregheremo per voi e continueremo i nostri sforzi di advocacy per farvi rilasciare, così come una migliore assistenza, soprattutto per chi ha gravi problemi di salute”.

Sono proprio le condizioni fisiche dell’attivista ad aver permesso il rilascio anticipato a 9 anni: dopo che le autorità carcerarie gli avevano negato le cure mediche, in una lettera inviata alla famiglia tre anni fa Hòa fa aveva rivelato di soffrire di dolori addominali, ipertensione, intorpidimento degli arti, debolezza.

Dal 2016, attivisti e blogger vietnamiti sono gli obiettivi di una campagna governativa contro il dissenso. Gli oppositori al regime subiscono molestie, intimidazioni, sorveglianza e interrogatori della polizia; spesso sono sottoposti a lunghi periodi di detenzione preventiva senza accesso ad avvocati.