Nazioni del sud Pacifico dicono no a grande accordo con Pechino

Avrebbe coinvolto 10 Stati insulari della regione. Trovata intesa su cinque aree di cooperazione, escluso però il tema sicurezza. Forum Paesi del Pacifico meridionale: nostra priorità è lotta ai cambiamenti climatici e ripresa dal Covid, non confronto geopolitico tra potenze. I cinesi hanno preparato male l’iniziativa diplomatica.


Pechino (AsiaNews) – Le nazioni insulari del Pacifico meridionale respingono l’offerta cinese di un grande accordo commerciale e sulla sicurezza. I ministri degli Esteri degli Stati invitati a un incontro virtuale con la controparte cinese Wang Yi non hanno trovato oggi il consenso sul comunicato congiunto proposto dalla Cina prima del summit.

Wang è alle Fiji, tappa intermedia di un suo tour della regione. Oltre alle autorità di Suva, hanno partecipato al meeting i rappresentanti di Tonga, Kiribati, Samoa, Papua Nuova Guinea, Vanuatu, Salomone, Niue, Stati Federati della Micronesia e Vanuatu. L’inviato cinese ha dichiarato che le parti hanno concordato di cooperare su cinque aree d’intervento, che però non comprendono il tema sicurezza.

Come sottolineato dai leader della regione, le questioni geopolitiche sono viste dalle popolazioni locali come secondarie, quando invece le loro isole rischiano di essere sommerse dall’oceano. Il segretario generale del Forum delle isole del Pacifico, Henry Puna, ha detto oggi a Wang che le priorità per gli Stati membri sono la lotta al cambiamento climatico e la ripresa economica dalla pandemia da Covid-19.

Il sud Pacifico è una regione dall’alto valore strategico nella contesa di potenza tra Cina e Usa. Nei giorni scorsi, con la propria firma, Wang ha formalizzato un accordo di sicurezza tra Pechino e le Isole Salomone, i cui termini sono segreti. Tra l’altro, esso assicurerebbe alle navi da guerra cinesi il diritto di effettuare scali e operazioni di rifornimento nei porti dell’arcipelago.

Il premier delle Salomone, Manasseh Sogavare, ha detto più volte che il patto non prevede la concessione alla Cina di una base navale nel suo Paese. Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti  hanno espresso preoccupazione per la decisione di Honiara, sottolineando che essa avrà un impatto sulla sicurezza regionale. Washington e suoi alleati temono che Pechino riesca a stabilire avamposti militari nel sud Pacifico come ha fatto nel Mar Cinese meridionale: in una ottica di contenimento della Cina, ciò rappresenterebbe una diretta minaccia ai collegamenti tra le Hawaii e il Pacifico occidentale della Marina Usa.

Non è ancora chiaro quali Paesi abbiano respinto la proposta cinese. Alla vigilia dell’incontro, gli Stati Federati della Micronesia – che hanno un accordo militare con gli Usa e un patto di cooperazione economica con la Cina – hanno manifestato la propria opposizione. Diversi esperti si dicono convinti che Pechino abbia fatto male i propri calcoli, preparando male l’iniziativa diplomatica, forse fuorviata dall’esito favorevole dei negoziati con le Salomone: concludere un patto multilaterale con nazioni che hanno agende spesso configgenti è un’impresa ardua anche con la promessa di lauti finanziamenti.