Mardin, decine di musulmani attaccano una famiglia assira per dispute sui terreni

I cristiani avevano da poco celebrato la prima funzione nella storica chiesa di Mor Gevargis, da poco restaurata dopo un secolo di abbandono. La famiglia Yilmaz è l’unica rimasta nella zona. La folla ha attaccato con bastoni e pietre, poi ha incendiato i campi coltivati. All’origine della contesa rivendicazioni contrapposte su una proprietà. 


Istanbul (AsiaNews) - Nuovo episodio di violenze anti-cristiane in un villaggio della provincia di Mardin, nel sud-est della Turchia, innescato in questo caso da una disputa su terreni contesi: una famiglia assira locale, l’unico nucleo cristiano che vive in modo stabile nella zona, è stata attaccata da una folla di decine di musulmani a colpi di bastone, di pietre e altre armi improvvisate al termine della funzione domenicale.

L’episodio è avvenuto il 5 giugno scorso - ma è emerso solo in questi giorni - nei pressi della storica chiesa di Mor Gevargis, nel villaggio di Brahîmîye, dove si era da poco celebrata la prima messa da oltre 100 anni, alla quale avevano partecipato diverse personalità cristiane locali. La chiesa era stata a lungo abbandonata e in disuso, ma lavori di restauro avviati nel 2015 avevano restituito l’edificio al culto dei fedeli che hanno celebrato con gioia la prima funzione. 

Fonti locali riferiscono che la famiglia Yilmaz è stata attaccata da un gruppo composto da almeno 50 musulmani; al momento dell’assalto erano in compagnia dei sacerdoti, giunti nel villaggio per celebrare la funzione e inaugurare di fatto il luogo di culto dopo la ristrutturazione. Dopo aver colpito l’abitazione, gli assalitori hanno poi dato fuoco al grano coltivato nei campi circostanti. Domato l’incendio, i testimoni hanno allertato la polizia che ha compiuto diversi arresti.

“Ci hanno minacciato - ha detto Cengiz Yilmaz - dicendo che non ci avrebbero permesso di vivere nel villaggio ... Ma non abbiamo paura. Continueremo a rimanere qui”. Il capo-famiglia ha poi accusato gli aggressori si aver scelto di proposito il giorno della cerimonia di inaugurazione della chiesa, per riaprire la disputa sulla terra. 

Per cercare di allentare la tensione e scongiurare un’escalation di matrice confessionale, il pastore Gabriel Akyüz - presente nella casa al momento dell’assalto - nega che dietro l’attacco vi siano motivazioni di carattere religioso. “L’incidente - afferma - non ha nulla a che fare con le celebrazioni che si sono tenute nella chiesa dopo 100 anni. Si tratta di una controversia fra le parti” per una disputa sui terreni.

In passato nella provincia di Mardin si sono verificati diversi episodi di violenze e abusi verso i cristiani. Fra queste la vicenda del monaco assiro Sefer (Aho) Bileçen, condannato nel 2021 a oltre due anni di carcere con l’accusa di aver aiutato “una organizzazione terrorista”. In realtà aveva solo donato un pezzo di pane e acqua ad alcune persone che avevano bussato alle porte del suo convento, che secondo le autorità turche erano miliziani del Pkk. Una sentenza giunta in un clima di crescenti violazioni e abusi, con la messa in vendita su internet una secolare chiesa armena, il barbecue nella storica chiesa armena di Sourp Asdvadzadzi e le conversioni in moschee delle antiche basiliche cristiane - trasformate in musei dopo la fondazione della Repubblica Turca da parte di Ataturk - di Santa Sofia e Chora. Decisioni controverse nel contesto della politica nazionalismo e islam impressa dal presidente Recep Tayyip Erdogan per nascondere la crisi economica, l’emergenza coronavirus e mantenere il potere.