Effetto guerra in Ucraina: compagnie straniere abbandonano l’isola di Sakhalin
di Vladimir Rozanskij

Per le sanzioni occidentali, ExxonMobil e Shell hanno ritirato i propri investimenti nella locale industria petrolifera. Non finanziavano solo le attività estrattive, ma anche progetti in campo educativo, sanitario e culturale. Per i residenti avevano fatto tanto per la crescita della società civile locale.


Mosca (AsiaNews) – Dall’isola di Sakhalin stanno uscendo tutti gli investitori stranieri nell’estrazione petrolifera, da cui dipende gran parte delle attività e dell’economia della regione. Già una settimana dopo l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio, la ExxonMobil aveva dichiarato di volersi staccare dal progetto Sakhalin-1, in cui era il principale sponsor con la sua filiale Exxon Neftegaz Limited” e di non voler proseguire gli investimenti in Russia. La Shell ha annunciato invece la sua uscita dal Sakhalin-2.

Le due compagnie coprivano solo il 30% delle quote complessive, e i rappresentanti di altri Stati asiatici hanno affermato di essere disposti a comprare le quote della Exxon. In realtà i petrolieri Usa e britannici finanziavano non soltanto le attività estrattive, ma anche una grande quantità di progetti in campo educativo, sanitario e culturale, che ora verranno bloccati impoverendo la vita degli abitanti della grande isola russa sul Pacifico.

I lavoratori russi delle compagnie petrolifere hanno saputo del loro destino dalla stampa occidentale, senza che a loro venisse notificato alcun cambiamento, a differenza di tanti dipendenti delle ditte occidentali che hanno aderito alle sanzioni, i cui lavoratori sono stati messi ufficialmente in cassa integrazione gratuita illimitata “na prostoe” come si dice in Russia (“allo stato semplice”). Nonostante la risposta dell’Occidente alla guerra, si pensava che queste attività rimanessero al riparo dalle reazioni, come già era successo dopo gli eventi del 2008 in Georgia e del 2014 nella stessa Ucraina.

I prezzi del petrolio salgono alle stelle, e nessuno pensava che sarebbero stati abbandonati impianti così remunerativi. Dopo alcune assicurazioni provenienti da Houston, la presidente della Exxon Neftegaz, Shelly Boure, ha radunato un’assemblea generale straordinaria, e con le lacrime agli occhi ha annunciato il ritiro da Sakhalin.

In due giorni sono partite in tutta fretta alcune centinaia di collaboratori stranieri, prendendo in valigia il minimo indispensabile. Il villaggio di Olimpia, costruito per gli stranieri della Exxon, è oggi un deserto in cui rimangono per strada le biciclette dei bambini, e nelle case tutta la tecnologia e l’elettronica, che forse in seguito verrà inviata ai legittimi proprietari.

Alcune famiglie miste si sono repentinamente separate, lasciando a casa il coniuge o il compagno di nazionalità russa con cui le relazioni non erano del tutto ufficiali. In tutta Sakhalin si ha l’impressione di una catastrofe apocalittica, come raccontano gli abitanti a Sibir.Realii: “Vivevamo una vita sicura e piena di comfort, ora non sappiamo più come pagare le spese correnti, e non c’è alcuna certezza per il futuro”. Alcuni funzionari della russa Rosneft sono venuti a fare un’ispezione, garantendo che “tutto sarà come prima, e anche meglio”, e poi sono scomparsi.

Ora sembra che le quote della Exxon verranno acquistate da alcune compagnie indiane, con l’appoggio della stessa Rosneft, ma non sono stati fatti annunci ufficiali. Gli oltre 100 progetti sociali impegnavano la compagnia per più di due milioni di dollari all’anno, e per questi non è stata data alcuna garanzia di ripresa. Una delle più importanti iniziative è il “Club Boomerang”, che si occupa dello “sviluppo della relazione e protezione dell’ambiente da parte dell’uomo, attraverso l’attività ecologica e formativa, quella turistica e d’intrattenimento, il lavoro creativo dell’infanzia e della gioventù della regione di Sakhalin”, fondato ancora nel 1998. La sua presidente Valentina Mezentseva è disperata per la partenza di statunitensi e inglesi, “che hanno fatto tanto per la crescita della società civile nella nostra terra”.

Da anni il Club organizza viaggi avventurosi per ragazzi usando ogni mezzo, dagli alianti ai kayak, compresa la “notte delle balene” sulle barche per quella che viene chiamata la “Scuola della Natura”, un’esperienza talmente avanzata da essere portata a modello in tante altre parti del mondo. La guerra non distrugge solo le cose e le persone, ma riesce a cancellarne anche l’anima.