Delhi, arrestato un giornalista per un tweet di quattro anni fa
di Alessandra De Poli

Mohammad Zubair è co-fondatore del sito di fact-checking AltNews, nato nel 2017, ma la storia delle iniziative indipendenti critiche nei confronti del premier Narendra Modi può essere fatta risalire ai pogrom del Gujarat nel 2002. Twitter bilancia a fatica le richieste di oscuramento da parte del governo indiano. 


Delhi (AsiaNews) - I giornalisti in Asia non se la passano bene: dopo l’ordinanza delle autorità filippine che chiede la chiusura del sito di informazione Rappler, fondato dalla premio Nobel per la pace Maria Ressa, e il divieto ad alcune agenzie di stampa internazionali di assistere all’anniversario del ritorno di Hong Kong sotto sovranità della Cina, in India un altro giornalista è stato arrestato per “incitamento all’odio intracomunitario”.

Si tratta di Mohammed Zubair, co-fondatore del sito di verifica dei fatti AltNews che negli ultimi anni ha smontato diversi contenuti di propaganda del primo ministro Narendra Modi e del suo partito ultranazionalista indù, il Bharatiya Janata Party (Bjp).

La polizia di Delhi ha arrestato Zubair per un tweet del 2018 segnalato da un account anonimo che ora non esiste più. In realtà Zubair ha per anni subito pressioni, così come la stessa piattaforma Twitter, che questa settimana ha reso inaccessibili agli utenti indiani una serie di account su richiesta del governo.

Nel 2018 Zubair aveva pubblicato su Twitter una foto di un hotel che appariva in una commedia del 1983 e la cui insegna era poi stata modificata: “Prima del 2014: Honeymoon Hotel. Dopo il 2014: Hanuman Hotel”, aveva scritto il giornalista, in riferimento ai nazionalisti indù saliti al potere quell’anno. Hanuman è una divinità induista con fattezze di scimmia spesso ricondivisa sui social dagli estremisti di destra. 

Il 19 giugno l’account anonimo Hanuman Bakhat aveva commentato il post ritenendolo offensivo e aveva taggato la polizia di Delhi. Come ha fatto notare il sito Scroll, Hanuman Bakht era stato creato a ottobre 2021, non seguiva nessuno, aveva solo 3 follower e non aveva mai twittato in precedenza. Dopo l’arresto di Zubair il 20 giugno il profilo è stato eliminato. 

Zubair non è stato subito informato della denuncia presentata contro di lui, hanno fatto sapere i suoi avvocati: è stato chiamato in questura per discutere di un caso legale precedente ed è poi stato arrestato sul posto. Secondo quanto ha dichiarato la polizia di Delhi il giornalista non si sarebbe dimostrato collaborativo al momento di consegnare computer e cellulare.

I tweet di Zubair e gli articoli di AltNew in realtà avevano già attirato l’attenzione dei fedelissimi del Bjp. Nei mesi scorsi, per esempio, l’account Twitter Hakw Eye aveva scatenato una campagna contro Zubair diffondendo l’hashtag “ArrestMohammadZubair”. Nelle ultime settimane erano stati i tweet di Zubair su Nupur Shurma, la portavoce del Bjp poi sollevata dall’incarico per i commenti offensivi verso l’islam e il profeta Muhammad, a rendere la questione di rilevanza internazionale. 

Nel frattempo Twitter ha accolto le richieste del governo indiano di oscurare una serie di singoli tweet. L’India si arroga il diritto di bloccare contenuti online nell'interesse della sovranità o sicurezza nazionale ma secondo i difensori dei diritti umani la definizione è troppo ampia e porta molto più spesso a una censura degli oppositori del governo. Le richieste di rimozione dei contenuti che arrivano a Twitter dai governi vengono pubblicate su un database pubblico chiamato Lumen: per il periodo che va da gennaio a giugno 2021, l’11% delle richieste erano state presentate dall’India. Sebbene Twitter in India non sia una grande realtà, ha un forte impatto sulla narrazione politica e molti giornalisti credono sia questa la ragione dell’accanimento del governo contro la piattaforma. Nel primo semestre del 2020, per esempio, il tasso di conformità di Facebook alle richieste indiane è stato del 50% mentre quello di Twitter solo dell’1%.

Ma il controllo del governo non si ferma alle piattaforme online: in un Paese dove il cartaceo ha ancora un’ampia diffusione, ai quotidiani che hanno provato a pubblicare articoli di verifica dei fatti e critica nei confronti del governo in passato sono stati ritirati i finanziamenti pubblicitari da parte delle grandi aziende vicine a Modi. 

Zubair non nasce come giornalista, ma come ingegnere delle telecomunicazioni appassionato di social media. AltNews ha cominciato a pubblicare i propri articoli di fact-checking solo nel 2017 dopo l’incontro con Pratik Sinha, un ingegnere informatico cresciuto nel Gujarat. 

Sinha è stato testimone dell’evoluzione politica di Modi, primo ministro dello Stato indiano dal 2001 al 2014. Le prime campagne di disinformazione hanno cominciato a circolare dopo i pogrom del Gujarat nel 2002, un periodo di violenze culminato con la repressione della popolazione musulmana e l’uccisione di oltre 2mila persone (anche se i dati ufficiali parlano della metà). I genitori di Sinha avevano svolto un importantissimo lavoro di attivismo per svelare le mancanze del governo, che aveva chiuso gli occhi sulle violenze e le violazioni di diritti umani. Ma quando le loro rivelazioni sono state pubblicate nel 2013 era già troppo tardi: Modi era in ascesa e il suo più stretto collaboratore, Amit Shah, arrestato nel 2010, ha scontato solo tre mesi di carcere per poi essere nominato ministro dell’Interno nel 2019.

Non è un caso che l’arresto di Zubair sia avvenuto a circa una settimana di distanza da quello della giornalista e attivista Teesta Setalvad dopo che la Corte suprema ha respinto il ricorso che riteneva Modi responsabile delle violenze del 2002. Setalvad è stata prelevata dalla polizia antiterrorismo per "falsificazione e fabbricazione di prove" e, nonostante gli appelli delle agenzie internazionali, come Zubair si trova ancora in detenzione.

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