Hong Kong, attivista condannato: Pechino ha ‘annientato’ democrazia e libertà

Koo Sze-yiu dovrà passare nove mesi in prigione per sedizione: aveva organizzato una protesta contro le Olimpiadi invernali nella capitale cinese. Un veterano del campo democratico, ha subito già 14 condanne per il suo attivismo. Al giudice ha detto che il carcere non è nulla di fronte al contributo dei dissidenti in Cina.


Hong Kong (AsiaNews) – Le autorità cinesi hanno “annientato” la democrazia e la libertà nell’ex colonia britannica. Lo ha detto oggi l’attivista Koo Sze-yiu nel suo appello per la riduzione della condanna a nove mesi di carcere per sedizione, decisa dal giudice Peter Law.

Come riporta la Hong Kong Free Press, il veterano del campo democratico si è dichiarato innocente e ha accusato Pechino di aver “eliminato” i dissidenti per mezzo della legge sulla sicurezza nazionale, imposta due anni fa.

La polizia per la sicurezza nazionale aveva arrestato Koo il 4 febbraio: l’accusa nei suoi confronti era di aver pianificato una protesta davanti all’Ufficio di contatto di Pechino a Hong Kong in coincidenza con l’apertura delle Olimpiadi invernali nella capitale cinese.

Gli agenti hanno fermato l’attivista poche ore prima del suo blitz. Egli aveva preparato una bara da sistemare in strada, ricoprendola con slogan come “democrazia e diritti umani sono più importanti dei Giochi invernali”, “basta con il potere del partito unico”.

Per tale proposito, il giudice Law lo ha condannato in base alla legge anti-sedizione, risalente all’epoca coloniale britannica. A differenza del provvedimento sulla sicurezza nazionale, che prevede anche l’ergastolo, la normativa anti-sedizione stabilisce una pena massima di due anni.

Koo ha più di 70 anni e ha giù subito 14 condanne per il suo attivismo democratico. Egli ha anche un tumore al quarto stadio, ma il giudice Law ha precisato che le condizioni di salute del condannato non saranno considerate per l’eventuale sconto di pena.

Law ha ammonito Koo di non “politicizzare” il processo, ma senza successo. L’attivista ha chiuso il suo intervento dicendo che per lui non è un problema essere un “combattente” per la democrazia e la libertà. Egli ha rilanciato che anche se lo aspetta un periodo in prigione, non è nulla rispetto al contributo dei dissidenti cinesi: “Non sono disposto a pentirmi e la Corte non deve avere clemenza nei miei confronti. Passare del tempo in prigione è parte della mia vita; più tempo trascorri dietro le sbarre e più diventi intelligente”.