Ambasciatore cinese a Parigi insiste: i taiwanesi vanno ‘rieducati’

Dopo la riunificazione, ribadisce Lu Shaye, devono essere cancellati dalla loro mente pensieri secessionisti. Parole che riecheggiano quelle usate da Pechino per la repressione a Hong Kong e nello Xinjiang. L’inviato cinese non è nuovo a dichiarazioni controverse.


Parigi (AsiaNews) – L’ambasciatore cinese in Francia, Lu Shaye, ha ribadito che gli abitanti di Taiwan dovranno essere “rieducati” quando la provincia “ribelle” sarà riunificata con la Cina continentale.

L’inviato di Pechino lo ha dichiarato nella seconda intervista in pochi giorni a un canale francese in cui ha criticato la recente visita a Taipei della speaker della Camera Usa dei rappresentanti, Nancy Pelosi. Seguendo la linea ufficiale del proprio governo, Lu ha giustificato la risposta del proprio Paese, che ha lanciato intorno all’isola vaste manovre militari in corso da sei giorni.

Parlando alla rete tv LCI, Lu ha detto che la rieducazione dei taiwanesi è necessaria perché le autorità di Taipei hanno “indottrinato e intossicato” la popolazione con un’educazione anti-cinese. Secondo l’alto diplomatico di Pechino, dalle menti degli abitanti dell’isola devono essere cancellati “pensieri e teorie secessionisti”.

Nonostante sia uno Stato funzionante, la Cina comunista considera Taiwan una propria provincia da riconquistare. Le esercitazioni di questi giorni sono orientate a simulare un blocco militare dell’isola e la sua eventuale invasione, che per molti esperti potrebbe essere tentata nel giro di 5-7 anni. I taiwanesi sono sempre più ostili a un ricongiungimento con Pechino, considerata anche la natura democratica del proprio governo.

Il linguaggio di Lu ricorda quello usato dalla leadership cinese per difendere le proprie politiche nello Xinjiang e a Hong Kong. Nella sua provincia autonoma, Pechino è accusata di portare avanti un genocidio degli uiguri e di altre minoranze turcofone di credo islamico; nell’ex  colonia britannica di aver represso e silenziato il movimento democratico.

Lu non è nuovo a dichiarazioni controverse. Nel febbraio 2021 aveva mandato una lettera con cui intimava al senatore francese Alain Richard di non recarsi l’estate seguente in visita a Taipei. La mossa aveva portato a una dura risposta del ministero degli Esteri di Parigi.