La ‘Forza del sangue’: una stele celebra la rinascita dei ciuvasci
di Vladimir Rozanskij

Nella provincia di Morgauš gli attivisti hanno innalzato il primo simbolo tradizionale dell’etnia, fra quelli promessi dai “patrioti”. L’obiettivo è far rinascere la cultura e la coscienza del gruppo, di origine turanica. L’opera è in legno di quercia e tiglio, rispettivamente principio maschile e femminile, per un costo di 1.000 euro. 


Mosca (AsiaNews) - Nella provincia di Morgauš, repubblica russa della Ciuvascia, gli attivisti del movimento nazionalista locale hanno innalzato una stele di legno che rappresenta la “Forza del Sangue”, in ciuvascio “Ҫӳлти Хӑват”. Si tratta del primo simbolo tradizionale dell’etnia tra quelli promessi dall’associazione non registrata dei “Patrioti del popolo ciuvascio”, che vuole rimanere informale per evitare la “propaganda politica”.

Come spiega l’attivista Galina-Ajpike Grigorieva a Idel.Realii, il simbolo richiama direttamente il nome della libera organizzazione dei nazionalisti ciuvasci, che intende far rinascere la cultura e la coscienza di questo antico gruppo etnico di origine turanica. Un popolo dipendente dai Bulgari del Volga, o forse dagli Sciti o dagli Unni, che occupava queste terre vicine agli Urali già prima della nascita della Rus’ di Kiev e dell’invasione dell’Orda dei tartari nel 1200.

“La stele in ciuvascio si chiama jupa, ed è stata installata sul terreno di proprietà di un membro della nostra associazione, Aleksandr Tajmasov. Il simbolo è stato preparato da un nostro conterraneo di Kungur, nella regione di Perm’, Aleksej Isaev” racconta Galina. L’opera è stata fatta con il legno di quercia, che presso i ciuvasci indica il principio maschile, ma anche con quello di tiglio che rappresenta invece quello femminile.

L’installazione di una jupa ha più significati per il popolo ciuvascio, come l’evoluzione della stirpe, l’unione, la famiglia. La “Forza del Sangue” può anche diventare un elemento attorno al quale celebrare i riti della loro religione originaria: già durante l’inaugurazione, spiega la Grigorieva, si è tenuto il rito dell’attribuzione del nome mistico dell’autore e committente della scultura in legno, Aleksandr, “che ora viene chiamato Alipattar”.

La realizzazione dell’opera è costata circa 600mila rubli, poco meno di 1.000 euro, a cui hanno contribuito tutti i membri del gruppo dei Patrioti. Già a luglio era stato aperto il memoriale dei costruttori della grande trincea di Sursk, che insieme a quella di Kazan costituì la difesa dall’aggressione delle armate naziste tra il 1941 e il 1942, durante la grande “Operazione Barbarossa” con cui Hitler intendeva occupare l’intera Russia.

Alla costruzione della trincea di Sursk hanno partecipato oltre 200mila ciuvasci, coprendo una distanza di più di 300 chilometri; l’unione nazionale fondata sullo spirito etnico e sulle memorie religiose, incoraggiata dallo stesso Stalin, fu decisiva per resistere all’invasore. Il memoriale è costato oltre 300 milioni di rubli, spesa a cui hanno contribuito molto i patrioti ciuvasci, e per questo ha ricevuto anche molte critiche. Un deputato repubblicano dei comunisti del Kprf, Aleksandr Andreev, lo ha definito un “falò delle vanità ai tempi della peste”.