Yemen: alluvioni, guerra, istruzione. Le molte emergenze di un Paese dimenticato

Le forti piogge delle ultime settimane hanno provocato decine di vittime, anche bambini. Colpite 35mila famiglie, molte delle quali erano già sfollate interne. In aumento malattie come colera, dengue e malaria. L’inviato speciale Onu alla ricerca di un cessate il fuoco duraturo, ma la diplomazia resta fragile. Il dramma dell’abbandono scolastico. 


Sana’a (AsiaNews) - Alluvioni devastanti, povertà diffusa, lavoro minorile, gran parte della popolazione ridotta alla fame e una fragile tregua che la diplomazia Onu cerca di puntellare, nel tentativo di strappare alle fazioni in lotta un accordo duraturo di cessate il fuoco. Lo Yemen, nazione in guerra da tempo come ha ricordato il 24 agosto scorso papa Francesco, fra le poche voci globali ad aver mantenuto accesi i riflettori sul conflitto giunto ormai all’ottavo anno, vive ancora oggi una situazione di gravissima crisi pur a fronte di qualche timido passi in avanti. 

Al momento la fonte di maggiore preoccupazione è sul fronte climatico-ambientale, per le devastanti alluvioni che hanno colpito la regione. Una nota del Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) parla di “settimane di piogge e inondazioni” dalla portata “eccezionale” che hanno causato “il caos” in tutto il Paese “uccidendo decine di persone, distruggendo case, terreni agricoli, strade e infrastrutture vitali”. Una emergenza che si somma ad un quadro complessivo “in cui milioni di persone sono colpite da conseguenze sempre maggiori legate al conflitto”. 

L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari riferisce di “almeno 90 persone morte, inclusi bambini” fra il 28 luglio e il 10 agosto per le alluvioni. A queste si aggiungono “circa 35mila famiglie, la maggior parte delle quali già sfollate interne” che sono state segnate a vario titolo “dalle inondazioni” in 17 diversi governatorati. Inondazioni, guerra, sfollamento e insicurezza alimentare mettono in pericolo il futuro della nazione e del suo popolo, mentre sono a rischio i servizi di base fra cui acqua potabile, elettricità e sistema sanitario che si presenta “estremamente fragile”. Le forti piogge hanno contribuito a diffondere malattie stagionali come colera, febbre dengue e malaria, che “continuano a mietere vittime” in un contesto in cui solo il 51% delle strutture sanitarie presenti sul territorio risultano - almeno in parte - funzionanti e operative. 

In un clima di perdurante instabilità e insicurezza, per gli esperti è ancora più importante puntellare la fragile tregua rinnovata dalle parti in lotta. In settimana l’inviato speciale Onu in Yemen Hans Grundberg ha confermato di voler “intensificare” gli sforzi per “colloqui su un cessate il fuoco duraturo” e la “ripresa del processo politico” guidato dagli stessi yemeniti. Il 2 agosto scorso rappresentanti dei ribelli Houthi e del governo riconosciuto dalla comunità internazionale hanno prolungato di due mesi la tregua (iniziata il 2 aprile ed estesa al 2 ottobre), sancendo di fatto il periodo più lungo di cessazione delle ostilità dall’inizio del conflitto nel 2014. Ciononostante, in questi mesi sono pur sempre morti oltre 150 civili ed è per questo, conclude l’inviato Onu, che un mancato accordo “potrebbe aprire nuovi cicli di escalation della violenza”. 

Se la ripresa del conflitto resta la preoccupazione maggiore, una delle priorità è di garantire un futuro alla popolazione, soprattutto i giovani che in molti casi non riescono nemmeno a frequentare le scuole - da poco riaperte - per contribuire al sostentamento delle famiglie. “I miei amici studiano, io non posso” racconta all’Afp il 12enne Midian Aoud, originario di Taez. “Ho abbandonato la scuola - aggiunge - per aiutare i miei genitori”. Dopo aver lavato automobili, il ragazzo collaboraro col padre Adnan, calzolaio. “Per studiare - prosegue l’uomo - servono libri, quaderni, penne. Avrei voluto comprarle per mandare i miei figli a scuola, ma non ho potuto. Siamo in una condizione di miseria totale”. “Io e i miei figli - conclude sconsolato - siamo analfabeti. Avrei voluto qualcosa di meglio per loro, ma immagino diventeranno anche loro calzolai un giorno. E questa non è vita!”.

Anche l’Unicef lancia l’allarme, sottolineando che lo Yemen vive una “gravissima crisi educativa”. Il conflitto e le frequenti interruzioni della scuola, acuite anche dalla pandemia di Covid-19, spiega la nota del fondo Onu per l’infanzia, hanno generato “un impatto profondo sull’apprendimento e sullo sviluppo intellettuale ed emotivo”, danneggiando la salute mentale di almeno 10,6 milioni di bambini. Ad oggi oltre due milioni hanno abbandonato le scuole, quasi mezzo milione in più rispetto al 2015; a causa del conflitto, “almeno un istituto su quattro risulta inutilizzabile”.