Visita a Erevan: Pelosi sostiene gli armeni contro Baku
di Vladimir Rozanskij

La speaker della Camera Usa dei rappresentanti in missione dopo nuovi scontri tra Armenia e Azerbaigian sul Karabakh. Il ruolo di Washington nel mediare il cessate-il-fuoco. Molti armeni chiedono di abbandonare la Csto a guida russa per partnership con la Nato.


Mosca (AsiaNews) – Nancy Pelosi ha effettuato una visita in Armenia subito dopo i violenti scontri con l’Azerbaigian nelle zone contese del Nagorno Karabakh. La speaker della Camera Usa dei rappresentanti ha condannato gli attacchi di Baku come aggressione alla sovranità dell’Armenia, “un Paese che per noi statunitensi ha un grande significato”, ha spiegato nell’incontro con il rappresentante dell’Assemblea nazionale di Erevan, Allen Simonyan.

Gli Stati Uniti sono co-presidenti del Gruppo di Minsk per gli accordi di pace dell’Osce, e intendono fare di tutto perché il conflitto non si risolva con le azioni militari, come ha ricordato Pelosi: “Spero che sarà possibile fare progressi attraverso le trattative, e noi continueremo a sostenere l’integrità territoriale dell’Armenia contro tutti coloro che la mettono in pericolo”. La fragile tregua firmata il 14 settembre è in buona parte merito della mediazione di Washington.

Pelosi ha poi commentato sui social che “i nostri fondatori nel 1787 hanno preferito la democrazia all’autocrazia, e di generazione in generazione noi abbiamo difeso e custodito la loro scelta. Così facciamo anche oggi, dagli Usa all’Ucraina, Taiwan, Armenia, tutti Paesi che stanno di fronte a questa scelta… La decisione in questo caso tocca all’Armenia, ma noi dichiariamo la nostra disponibilità”.

Alla domanda se gli Usa sono disposti anche a fornire appoggio militare a Erevan, Pelosi non ha risposto direttamente, limitandosi a dire che “l’importanza della nostra visita sta nell’essere qui per ascoltare, comprendere che cosa si può fare e che cosa ci si aspetta da noi, e abbiamo discusso tante questioni di economia e sicurezza”. Le è stato anche chiesto perché gli Usa non hanno emesso sanzioni contro il presidente azero Aliev, e la speaker ha assicurato che “continueremo a lavorare su queste questioni, abbiamo invitato l’Armenia al summit dei Paesi democratici e abbiamo condannato il genocidio degli armeni, vedremo che decisioni prendere in materia”.

La visita di Pelosi è stata accolta a Erevan da gruppi di dimostranti che chiedono l’uscita dell’Armenia dalla Csto, la “Nato eurasiatica” di obbedienza russa, per mettersi sotto la protezione americana come Mnna, “Mayor non Nato ally”, con l’invio di un gruppo di osservatori a protezione dei territori armeni aggrediti. Lo stesso capo della missione di pace della Csto sul confine armeno-azerbaigiano, Anatolij Sidorov, ha ammesso che “sia in questi territori, che sulle frontiere tra Tagikistan e Kirghizistan, sono sorte molte difficoltà per le nostre iniziative di mediazione”. Nei prossimi giorni arriverà in Armenia il segretario della Csto Stanislav Zas, per capire come muoversi in questo frangente.

La 82enne deputata italo-americana della California, eletta al Congresso 35 anni fa, ha assistito in prima fila all’inaugurazione di sette presidenti Usa, da Reagan e G.W. Bush fino a Trump e Biden, e oggi appare come la donna più influente della politica statunitense. Passata “dalla cucina alla politica”, come lei stessa ha più volte ricordato, oggi rappresenta in tutto il mondo i diritti delle donne e dei più deboli di fronte all’arroganza dei potenti, come è accaduto anche con il suo recente viaggio a Taiwan, che ha suscitato le ire di Pechino.

Nonostante la lunga carriera e l’età avanzata, Pelosi afferma di non avere alcuna intenzione di ritirarsi dall’attività pubblica, e come è stato scritto nella sua biografia, “non dice neanche a suo marito quando andrà in pensione”.