Kuwait, elezioni parlamentari fra equilibri di potere e riforme economiche

Domani previsto il voto per eleggere i 50 deputati del Majlis al-Umma. In lizza 376 candidati: 27 sono donne (assenti nell’ultima legislatura). L’assemblea dispone di enormi poteri fra cui approvare e bloccare leggi, interrogare i ministri e presentare voti di sfiducia contro alti funzionari.

 


Kuwait City (AsiaNews) - L’inizio di una nuova era nei rapporti di forza fra il potere esecutivo e quello legislativo. Sotto questo auspicio si tengono domani, in Kuwait, le elezioni parlamentari che giungono dopo mesi di tensioni e fronti contrapposti e soli due anni di legislatura. Tuttavia, a determinare il nuovo equilibrio sarà il risultato del voto e le relazioni che si verranno a formare con la nuova leadership di governo, con la speranza di archiviare l’ultimo anno di “estrema conflittualità”. Contrasti culminati con l’intervento il 22 giugno scorso del principe ereditario Meshal al-Ahmed al-Jaber al-Sabah che, parlando a nome dell’emiro Nawaf al-Ahmed al-Sabah, ha sciolto l’Assemblea spianando la strada alle elezioni.

Il precedente Parlamento era paralizzato da conflitti e da una polarizzazione fra gli alleati dell’ex primo ministro Sabah al-Khalid al-Sabah e dell’ex presidente dell’Assemblea Marzouq al-Ghanem, muro contro muro con i loro oppositori. Una spaccatura culminata a marzo col voto di sfiducia al capo del governo promosso da tre parlamentari. Da qui le dimissioni, con l’emiro che per oltre un mese non ha provveduto alla nomina di un successore lasciando un vuoto di potere e l’Assemblea nazionale sospesa. Per mettere fine allo stallo, il 14 giugno una decina di parlamentari hanno promosso un sit-in che ha raccolto il sostegno della maggioranza dei gruppi politici e della società civile. A distanza di una settimana il principe ereditario è intervenuto a nome dell’emiro accogliendo le richieste dei “rivoltosi”.

Le operazioni di registrazione dei 376 candidati - fra i quali 27 donne - si sono concluse il 7 settembre scorso. Il Paese auspica maggiore collaborazione fra le due autorità, e fra esecutivo e legislativo, per affrontare e risolvere le questioni irrisolte, in particolare le riforme economiche e la lotta alla corruzione. Fra i temi emersi, anche in considerazione delle vicende che giungono dalla regione (leggi Iran e la morte di Mahsa Amini), vi è il ruolo della donna nella società.

La questione è riesplosa in seguito a una vicenda di cronaca legata a violenze di genere: in un filmato si vede un uomo picchiare la moglie in pubblico, perché avrebbe trovato lavoro senza “chiedere il permesso”. Un attacco che ha avuto ampia eco sui social ed è solo l’ultimo di una lunga scia di abusi. Da qui il rinnovato interesse per la rappresentanza femminile nella vita politica, sociale ed economica di una nazione che per prima nel Golfo ha aperto le porte del Parlamento alle donne 17 anni fa ma che, nell’ultima legislatura, non ne aveva alcuna.

L’emirato è retto da una monarchia costituzionale, con un sistema di governo parlamentare che è anche il più antico del Golfo e che gode di enormi poteri fra cui approvare e bloccare leggi, interrogare i ministri e presentare voti di sfiducia contro alti funzionari. Il Majlis al-Umma consta di 50 membri, scelti in elezioni che si tengono ogni quattro anni, e può anche rimuovere il primo ministro o altri ministri, confermare la nomina del principe ereditario e dell’emiro, il cui trono è ereditario, mentre la linea politica rimane di orientamento conservatore.

Il Kuwait ha una popolazione di circa 4,4 milioni di persone gran parte delle quali lavoratori stranieri, cui non è riconosciuto il diritto di voto e difficilmente ottengono la cittadinanza. Il primo Parlamento è stato eletto nel 1963, due anni dopo l’indipendenza dal Regno Unito il 19 giugno 1961. L’emirato, prima nazione araba a dotarsi di una Costituzione nel 1962, è contraddistinto da un’estrema instabilità politica che, di fatto, ha frenato lo sviluppo economico; il Kuwait è fra i primi esportatori di petrolio (i cui proventi rappresentano il 90% delle entrate), ma i frequenti casi di corruzione e lo scontro frontale fra Parlamento e governo ha creato periodi di impasse politica. 

In una lunga analisi in previsione del voto gli esperti dell’Arab Gulf States Institute in Washington sottolineano che, quando si deve discutere “di programmi di governo”, fra i membri del Parlamento “vi sono molti più punti di contrasto, che di accordo”. L’individualismo e i deputati indipendenti che dominano la scena politica dalla Costituzione del 1962, sono elementi che appaiono “destinati a continuare in queste elezioni. A meno che non si verifichi un cambiamento drammatico, è improbabile - conclude la riflessione - la nascita di un governo con un’agenda riformista, elaborata e sostenuta da una maggioranza nell’Assemblea nazionale”.