Mindanao, il disarmo delle milizie sfida decisiva per la pace
di Stefano Vecchia

Rinviato per il Covid-19 è ripartito il processo previsto dagli accordi per costituzione della regione autonoma di Bangsamoro per mettere fine a un conflitto costato 120mila morti. Per ogni arma consegnata verranno versati 2400 dollari Usa. L'incognita delle formazioni jihadiste ancora attive nel su delle Filippine.


Manila (AsiaNews) - Il disarmo in corso dei ribelli islamici a Mindanao, avviato il 27 settembre, rappresentata un passo decisivo verso una pace che metta fine al conflitto di varia intensità durato per un cinquantennio con 120mila vittime tra combattenti e civili. Il processo di disarmo che si sarebbe dovuto completare nel 2019 è stato bloccato dall’insorgere della pandemia di Covid-19.

Gli accordi in vigore per la piena implementazione dell’autonomia nelle aree con una maggioranza o una consistente presenza musulmana nel Sud delle Filippine (la Regione autonoma Bangsamoro - Bangsamoro Autonomous Region - approvata con un plebiscito nel febbraio 2019), prevedevano un disarmo in più tappe del Moro Islamic Liberation front Milf), il più forte movimento armato rimasto come interlocutore del governo di Manila e i cui combattenti sono stati in parte integrati nel sistema di sicurezza locale e in parte hanno ottenuto possibilità di impiego o benefici economici.

Si calcola che in quest’ultima fase del disarmo dei quasi 19mila combattenti ancora sotto la bandiera del Milf siano 2.400 le armi da fuoco che potranno essere recuperate su un totale stimato di 7.000, mentre altre 5.000 sono già state consegnate nella fase precedente.

In adesione al processo di disarmo, a ogni combattente che consegnerà le proprie armi, accettando quindi la nuova situazione di autonomia, riceverà 2.400 dollari Usa per ogni arma da fuoco consegnata. Sono però molti i dubbi sollevati da chi teme che il disarmo possa essere solo formale e che, comunque, la facilità di reperire un’arma letale a basso costo, possa neutralizzare l’obiettivo del provvedimento. Un rapporto del 2016 dell’organizzazione International Alert Philippines, impegnata nella verifica del processo di pace, ha indicato in 50mila le armi da fuoco presenti nel Sud delle Filippine, una cifra superiore a un rapporto di poco precedente del Dipartimento alla difesa filippino.

Nei fatti, è praticamente impossibile sapere di quante armi disponessero i vari movimenti di ispirazione islamica che negli anni hanno combattuto e in alcuni casi - come Abu Sayyaf, i Combattenti islamici per la libertà del Bangsamoro, Jemaah Islamiyah - ancora operano in connessione con il jihadismo internazionale o impegnati in attività criminali sulle isole di Mindanao, Basilan, Jolo. A questo si aggiunge la disponibilità frutto di produzione locale e di contrabbando.